Studenti in fuga dai corsi di Architettura

GORIZIA Scatta l’allarme Architettura. Le immatricolazioni alla facoltà dell’ateneo di Trieste ospitata nel polo universitario di Gorizia, sono drasticamente calate. A lanciare l’Sos è Sergio Pratali Maffei, già coordinatore dei corsi di studio e oggi direttore delegato del Dipartimento di Ingegneria e Architettura. «I numeri parlano chiaro. Dal 2008-2009, ultimo anno accademico “triestino”, al 2015 le matricole sono scese da 121 a 34. E quest’anno - rincara - il numero è destinato a diminuire ancora: abbiamo solo 37 iscritti al test di ammissione e quindi avremo una trentina di nuovi studenti. Un numero che per noi, o meglio per il ministero, costituisce la soglia critica. Certo, il calo degli iscritti ad Architettura è un fenomeno generalizzato, ma in nessuna sede italiana la riduzione è stata così consistente. Bene, qualcuno dirà che l’offerta didattica proposta è scadente. Niente affatto. Secondo tutte le statistiche (dal Censis ad Alma Laurea) la nostra sede risulta da sempre almeno tra le migliori sei in Italia. La valutazione degli studenti è positiva e gli stessi vengono molto apprezzati dalle altre Università dove svolgono alcuni periodi formativi».
E allora dove vanno trovate le motivazioni? Perché questi numeri? Pratali non ha dubbi. La responsabilità è del “Sistema Gorizia”. «La città ha evidentemente fatto una scelta che non va certo a favore dei giovani, e degli studenti universitari in particolare, che in questa città non trovano nulla: nessuno stimolo, pochissimi servizi dedicati (dalla mensa che manca alla scarsa capienza della Casa dello studente, ai luoghi di aggregazione), nessuna possibilità di esprimere i loro interessi, le loro passioni, la loro voglia di divertirsi, socializzare, crescere».
Considerazioni che si avvicinano alle conclusioni di un’indagine-web che il Consorzio per lo sviluppo del polo universitario (allora guidato da Rodolfo Ziberna) condusse 4 anni fa. Gli studenti universitari (in 400 risposero al sondaggio) definirono Gorizia «una città pulita, in cui la qualità della vita è eccellente, i trasporti pubblici funzionano bene, così come i servizi sanitari». Ma ci fu anche il rovescio della medaglia: scarse opportunità di svago, pochissime chances di trovare occupazioni occasionali e part-time, un servizio mensa giudicato dai più insufficiente.
«Ma c’è anche un’altra criticità del “Sistema Gorizia” - attacca Pratali -. Riguarda l’uso dei fondi messi a disposizione in questi anni dagli enti territoriali goriziani e dalla Regione, e che avrebbero dovuto, tra le altre cose, favorire la costituzione di un unico polo regionale di Architettura, con sede a Gorizia: cosa mai avvenuta. La questione è complessa, e dovrebbe essere oggetto di un intero dossier, più che di un’intervista. Mi limito quindi a qualche considerazione relativa agli ultimi mesi. Partiamo dalla Regione: il finanziamento di 240mila euro destinato alla sede di Gorizia è stato impegnato per l’assunzione di un ricercatore a tempo determinato (in sostituzione di un docente trasferitosi a Venezia), e per la copertura dei costi derivanti dalla didattica sostitutiva (docenti a contratto) e integrativa (collaboratori), ovvero di oneri che normalmente vengono sostenuti dall’ateneo, di fatto senza alcun miglioramento sostanziale delle attività accademiche. In pratica, quello che dovrebbe pagare l’ateneo (ovvero il ministero della Ricerca), viene pagato dalla Regione».
Dulcis in fundo, la mensa universitaria. «Prima di 24 mesi - afferma il direttore delegato del Dipartimento di Ingegneria e Architettura - la mensa non vedrà la luce, e dal 15 novembre prossimo l’attuale conduttore lascerà il bar ospitato presso la sede di via Alviano. Il rischio, molto fondato in assenza di provvedimenti da parte dell’Università, è dunque che si resti senza alcun tipo di servizio di ristorazione per i prossimi due anni».
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