Gli studenti di Units ricordano Ilaria e Sara: «I femminicidi si contrastano con la cultura non coi simboli»

Il momento di riflessione e condivisione in Piazzale Europa dopo le recenti uccisioni

Francesca Schillaci
L’incontro degli universitari contro i femminicidi Foto Massimo Silvano
L’incontro degli universitari contro i femminicidi Foto Massimo Silvano

«Per Ilaria, per Sara, per tutte». Questo uno dei messaggi appesi sui muri di piazzale Europa. Un incontro di memoria e sensibilizzazione per ricordare le ultime due vittime di femminicidio, Sara Campanella e Ilaria Sula. A organizzare la condivisione è stata Marta Sabatino, 22 anni, studentessa di matematica.

Ragazze e ragazzi hanno partecipato all’incontro, chi ascoltando, chi intervenendo al microfono. Insieme alla presidente del Consiglio degli studenti Anna Colussi, qualche ragazza ha letto le testimonianze riportate nel forum messo a disposizione sul sito del Consiglio degli studenti dove chiunque, in forma anonima, può condividere una testimonianza. Non solo la paura di essere le prossime vittime è stata la denuncia più espressa, ma è stato anche sottolineato come in molte sappiano di non essere credute se denunciano.

«Questi incontri che organizziamo ormai da due anni – spiega Colussi – sono aperti a tutti per creare sempre più consapevolezza sul tema dei femminicidi e insieme combatterli». Non solo sensibilizzazione, ma anche rabbia e urgenza di riscatto sono emersi dalle letture delle testimonianze delle studentesse. «Non vogliamo panchine rosse o slogan, ma norme che portino corsi e percorsi nelle scuole sulla sessualità, sull’affettività e sulla cultura del consenso».

Sempre più diffuso è «il timore di non essere ascoltate in un sistema istituzionale che spesso non ci crede e che colpevolizza le vittime con assunti su come avrebbe dovuto comportarsi per evitare di essere uccise».

«Sono molti gli uomini non violenti – continuano – e vanno inclusi in questa presa di coscienza. C’è da ricordare però che se non tutti gli uomini sono violenti, tutte le donne almeno una volta sono state molestate o maltrattate psicologicamente e fisicamente». Sabatino ha sottolineato, inoltre, quanto le ragazze, confrontandosi, sappiano di «doversi proteggere da sole, senza avere la stessa libertà degli uomini che la sera possono tornare a casa da soli o di giorno possono ascoltare la musica in cuffia passeggiando per strada».

Una denuncia forte e condivisa è stato il grido di ieri da parte di molti giovani che desiderano «un mondo dove lo stupro non sia anche arma di guerra e la libertà della donna una realtà concreta e non solo ipotizzata». «È molto importante che anche noi uomini partecipiamo – sostiene lo studente Alessandro Sicali – non dovremmo essere estranei, ma lanciare un messaggio ancora più forte anche quando sentiamo un amico o un collega fare delle battute sgradevoli». —

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