Subito in overbooking il corso per diventare insegnanti

Trecento posti esauriti in pochi giorni e altri sessanta in una mattina: il lavoro di docente è ambito, per molti costituisce il piano B. Percorso formativo da 24 crediti

Trecento posti esauriti in pochi giorni, altri sessanta fatti fuori in mezz’ora. «Sono andati bruciati in meno tempo dei biglietti per un concerto dei Rolling Stones», dice Samuel Piazzi, uno dei fortunati che grazie a molta perseveranza è riuscito ad accaparrarsene uno. I posti in questione sono quelli per accedere al gettonassimo bando per il PF24, percorso formativo da 24 crediti in materie antropopsicopedagogiche e metodologia didattica, il primo step post laurea per diventare docenti. Il PF24 è prerequisito per partecipare al prossimo concorso per il FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio), il neocostituito percorso di formazione triennale per diventare insegnanti di scuola secondaria. Sono state più di 700 le richieste d’informazioni per prendere parte a questo percorso, attivato da UniTs in seguito all’approvazione del decreto legislativo 59/17, che riforma profondamente il sistema di formazione e reclutamento per la scuola secondaria. Un numero che neanche dall’Ateneo s’aspettavano. Tanto che il primo bando era stato aperto per 300 persone, poi ne è stato aggiunto un altro per 60 posti, e ora si sta cercando di metterne in piedi un altro, per non lasciare fuori nessuno.

Sul tema si stanno impegnando le rappresentanze studentesche, in particolare la Lista di sinistra - Link, con Daiana Boer, e il delegato del rettore per la Didattica, politiche per gli studenti e diritto allo studio Daniele Del Santo. Il decreto legislativo approvato in aprile, conseguente alla “Buona scuola”, prevede come requisito essenziale per l’accesso al concorso per il Fit che il candidato abbia ottenuto anche 24 crediti nelle quattro materie di antropologia, psicologia, pedagogia e metodologia didattica. Sfugge a questo meccanismo solo chi è già abilitato e chi ha almeno tre anni d’insegnamento alle spalle. Perciò il PF24 va garantito non solo agli studenti e ai dottorandi ma anche ai laureati che magari già lavorano nella scuola. Con il nuovo meccanismo l’immissione in ruolo, promettono dal Miur, sarà diretta: i posti a disposizione per il Fit saranno contingentati in base alle cattedre disponibili su base regionale. Per allestirlo quest’estate il Miur ha diffuso una circolare chiedendo agli Atenei italiani di istituire dei corsi per il conseguimento dei 24CFU, senza stanziare alcun fondo per sostenerli. Da lì è iniziata la corsa delle Università per mettere in piedi questo nuovo percorso, che a Trieste è partito il 18 gennaio scorso: «E’ stato un lavoro gravoso - dice Del Santo - perché nel frattempo c’erano anche le immatricolazioni. Oltre a organizzare i corsi, programmati in modo che anche chi già lavora vi possa partecipare, abbiamo anche valutato le carriere di centinaia di persone, perché per i partecipanti c’era la necessità di capire se già possedevano qualche credito tra quelli previsti». Ma in tanti sono rimasti fuori: ora, dice del Santo, c’è l’intenzione di attivare una seconda edizione del corso che partirà a primavera inoltrata. Per gli studenti però il problema sono le tempistiche: «Si dice che il bando per il Fit uscirà a fine estate e quest’autunno ci sarà il concorso - spiega Daiana Boer -. In molti sono preoccupati, perché i concorsi saranno biennali e chi non riuscirà a ottenere i 24CFU in tempo dovrà attendere altri due anni». Il PF24, che è gratuito per gli studenti universitari e a pagamento, in base al reddito, per chi è già laureato (si pagano dagli 0 ai 500 euro), è stato scelto non solo da chi sogna una carriera da insegnante, ma anche da tanti studenti che contano così di lasciarsi aperta una porta in più per il proprio futuro. «Per me è il piano B, perché non si sa mai cosa può servire nella vita», dice Samuel Piazzi, studente al secondo anno della laurea magistrale in filosofia, che sogna di proseguire la sua carriera con un dottorato. «Visto che i miei studi non mi garantiscono un lavoro - sottolinea Silvia Vodopivec, al secondo anno della magistrale in italianistica - ho deciso di lasciarmi aperta una possibilità in più. Contando che non ci cambino di nuovo le carte in tavola».

©RIPRODUZIONE RISERVATA



Riproduzione riservata © Il Piccolo