Sul caso-Trgovski dom si cercano foto e documenti

Appello della biblioteca slovena che intende ricostruire l’attività di tutte le associazioni e le imprese operanti dal 1904 nell’edificio progettato da Fabiani
Bumbaca Gorizia Trgoski dom
Bumbaca Gorizia Trgoski dom

Nel prossimo autunno verranno inaugurati gli spazi restaurati del Trgovski dom di Gorizia. Per l’occasione verrà allestita anche una mostra per la quale la biblioteca slovena Narodna in Studijska knjižnica sta raccogliendo vario materiale fotografico e di archivio di tutte le associazioni e imprese commerciali che svolgevano la propria attività all'interno dello storico edificio. Pertanto si invitano i singoli collezionisti e la cittadinanza in possesso di eventuale materiale sul Trgovski dom di prestarlo o eventualmente donarlo alla biblioteca che si occuperà della sua archiviazione e digitalizzazione. Il materiale verrà usato per l'allestimento della mostra che ha come obiettivo principale far vedere la vita del Trgovski dom di Gorizia e il significato che l'edificio più fotografato della città ha avuto durante il tempo.

Gli interessati possono contattare la Slovenska knjižnica Damir Feigel – Biblioteca slovena „Damir Feigel in corso Verdi 51 a Gorizia, tel. 0481 531733, mail gorica@knjiznica.it.

La storia dell’edificio. Nel 1902 la cooperativa Trgovsko-obrtna zadruga (Consorzio commerciale e artigianale), su iniziativa di Henrik Tuma, iniziò a ideare la costruzione dell'edificio inteso a raggruppare in un unico spazio tutte le esigenze degli sloveni del Goriziano. La progettazione venne affidata all'architetto Maks Fabiani. Tra i primi a trasferirsi negli spazi era l'avvocato Dragotin Treo che aprì il proprio studio nel dicembre del 1904. Nel sotterraneo svolgeva la propria attività l'associazione Goriški Sokol che gestiva la palestra, il guardaroba, i bagni e il ripostiglio degli attrezzi. Fino alla Prima guerra mondiale l'attività della comunità slovena era molto vivace. La ricca attività del Trgovski dom si concluse il 4 novembre 1926, quando l'autorità fascista distrusse le sedi delle associazioni slovene. Nel 1927 il prefetto emanò un decreto con il quale il Trgovski dom venne requisito dalle autorità. Il consorzio Trgovsko-obrtna zadruga fallì nel 1912. L'edificio di sua proprietà venne gestito dal comitato di liquidazione del consorzio fino alla nomina di un nuovo liquidatore da parte dell'autorità fascista che decise di vendere l'edificio al Partito Nazionale Fascista nel 1933. Da quel momento il Trgovski dom venne denominato Casa del Littorio. Nel secondo dopoguerra la Casa del Littorio cambiò nome e proprietario. Per un breve periodo gli sloveni poterono rientrare nell'edificio denominato Ljudski dom e in poco tempo riprese anche l'attività culturale di 32 organizzazioni. Nel 1946 il Governo Militare Alleato obbligò le organizzazioni a trasferirsi altrove. Quando i confini vennero definiti dai trattati di pace, il Gma decise di trasferire la proprietà dell'edificio allo Stato italiano. Tutti gli sforzi per restituire l'edificio alla comunità slovena furono inutili. Dopo il Trattato di Osimo l'amministrazione statale italana adottò l'edificio come sede dei propri uffici. Il contenzioso è ancora aperto

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