Superiori, nuovi accorpamenti Via l’autonomia di altre tre scuole

La soglia dei 400 alunni taglia fuori il Fabiani, il Nordio e il Galvani. A rischio il Deledda e il Nautico La Provincia sta lavorando a un nuovo piano per riorganizzare l’istruzione tecnico-professionale
Di Fabio Dorigo
sterle trieste 30 06 08 istituto tecnico superiore galvani
sterle trieste 30 06 08 istituto tecnico superiore galvani

Da 11 istituti a 8. L’istruzione secondaria superiore di Trieste si restringe ancora. La Provincia sta mettendo a punto l’ennesimo piano di dimensionamento della rete scolastica dettato dalle nuove norme. Una pratica ormai annuale. «Ogni anno ormai siamo costretti a nuovi accorpamenti» allarga le braccia Adele Pino, assessore all’Istruzione della Provincia. Si è partiti nel 2009 con il triangolo commerciale Carli-Da Vinci-Sandrinelli, poi c’è stata la riorganizzazione della scuole di lingua slovena (che ora dunque non vengono toccate), poi ancora il matrimonio classico-magistrale tra il Dante e il Carducci. E ora tocca all’istruzione tecnica e professionale.

Il motivo? Il tetto minimo di studenti che garantisce l’autonomia è salito, grazie all’ennesimo decreto governativo, da 300 a 400. Ed è una soglia di favore visto che Trieste, rispetto al resto d’Italia, beneficia del fatto di essere in un’area geografica caratterizzata da specificità linguistiche. La presenza della minoranza slovena salva le scuole italiane. Altrimenti gli istituti risulterebbero decimati. La nuova soglia, comunque, è sufficiente per mettere fuori gioco l’Istituto professionale Galvani (215 alunni), l’Istituto tecnico per geometri Max Fabiani (317) e il liceo artistico Nordio (382). A rischio diventano invece, l’Istituto Nautico Savoia Duca di Genova (403) e l’Istituto Deledda (396): «Entrambi ormai borderline» li definisce l’assessore. Inevitabile quindi un nuovo intervento per mettere in sicurezza il sistema scolastico, sperando che il governo non alzi di nuovo l’asticella il prossimo anno e che magari la Conferenza Stato-Regioni riesca, come sembra possibile, a far prevalere il numero medio degli studenti sul numero minimo. «In questo modo potrebbero coesistere degli istituti al di sotto dei 400 alunni compensati dagli altri» spiega Adele Pino.

Nell’attesa la Provincia ha approvato un documento con le linee guida e avviato un confronto con le parti sociali, gli ordini professionali e le scuole coinvolte. La prossima settimana ci sarà l’incontro la consulta degli studenti. «Intendiamo arrivare a una scelta partecipata», dice Adele Pino in perfetta sintonia con Mariella Magistri De Francesco, l’assessore che ha la delega all’edilizia scolastica. La decisione dovrà essere presa entro il 15 novembre e poi comunicata alla Regione cui spetta la parola definitiva. «Dobbiamo correre ai ripari con l’obiettivo di rilanciare, razionalizzare e valorizzare l’istruzione tecnica e professionale a Trieste», dicono gli assessori provinciali.

Non facile da mettere in atto in una città dove storicamente sono i licei a fare la parte del leone nelle scelte scolastiche. Qualcosa pero è cambiato negli ultimi tempi. A partire dal mercato del lavoro. Negli ultimi tre anni le iscrizioni agli istituti tecnici sono passate dal 34% al 41% a scapito dei licei. Il “mitico” Dante, per esempio, che resiste in via Giustiniano a ogni ipotesi di trasloco, ha avuto quest’anno solo 20 iscrizioni (venti), appena sufficienti per formare una classe. «La creazione di poli ad indirizzo tecnico e professionale può risultare utile anche al fine del contenimento della dispersione scolastica». L’idea è quella di potenziare il liceo artistico Nordio facendolo diventare il polo della multimedialità: in questo caso potrebbe assorbire l’indirizzo degli audiovisivi del Galvani. Per il Fabiani una soluzione potrebbe essere l’integrazione nel polo scolastico che sta sorgendo tra via Cantù e via Monte Grappa dove c’è già il Volta e dove, tra un anno, arriverà il Deledda.

Il Nautico “a rischio” sarà potenziato, vista la sua unicità, sviluppando soprattutto la parte legata ai trasporti e alla logistica come riporta il nuovo nome dell’istituto. Il problema più grosso è il destino del Galvani, del quale va salvaguardato soprattutto l’indirizzo odontotecnico che attira studenti anche da fuori Trieste. Persa l’autonomia, potrebbe essere accorpato oppure smembrato a pezzi. Possile l’accoppiamento con il Volta nel nome dell’invenzione della pila.

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