Tappetini per lo yoga e contatti immaginari: la quarantena vista nelle “case degli altri”

Le fidate carte
E se imparassi a giocare a Tresette?
No, non siamo più abituati a stare tanto tempo in casa. E non saltare di qui e di là, come i criceti sulla ruota, ci sembra un’imposizione durissima, un sacrificio.
Non abbiamo niente da fare, e allora la mattina prendiamo un libro e leggiamo, le ore volano, poi giochiamo a carte con le figlie, Non hai mai giocato a Tresette? E a scopone scientifico? Ed è già pomeriggio, alle sei stendiamo i tappetini e facciamo tutte e tre yoga. E ridiamo, tornando tutti un po’ bambini. Cuciniamo insieme, M’insegni a cucinare? E dopo cena un film sprofondati nel divano, Cosa vi piace? E se guardassimo. . . ? Restare a casa non è poi così brutto. E forse, quando finalmente il coronavirus sarà debellato, avremo imparato qualcosa.
Rosalba Rudella
Le partite in tv
L’eroica Atalanta a porte chiuse
Giorno numero 2 dell’era del Grande Morbo. «Mia madre ha 108 anni, sta bene, me la curo come una bambina – così Cuoricino ha sentito dire una signora al supermercato –. Tutti i giorni vado a trovarla, e portarle la spesa. Se appena appena mette i piedi in strada, di sicuro il virus me la porta via! ».
Donatella, del nostro gruppo di scrittura, ci manda un messaggio via WhatsApp informandoci che si trova in Marocco e non sa quando riuscirà a prendere un volo per rientrare a Trieste. «Non faresti forse meglio a rimanere dove sei? ». Alla televisione un infettivologo ha dichiarato che se i contagi proseguono con il ritmo quasi esponenziale degli ultimi giorni, entro 5 settimane saremo tutti contagiati, io mi sono toccato gli attributi e ho fatto le corna.
Subito dopo ho cambiato canale e mi sono gustato la storica impresa dell’Atalanta che, a porte chiuse al pubblico, ha sconfitto fuori casa nella Champions League il Valencia per 4 a 3, con un poker di un grandissimo Josip Ilicic. Carpe diem, trote gnam, la palla è rotonda e speriamo bene».
Alessandro Paronuzzi
L’inventiva dei piccoli
La finta telefonata agli amici dell’asilo
L’altro giorno, la mia bimba ha preso un telefono (di quelli veri, ma usati per giocare) e ha chiamato alcuni compagni della scuola materna. Per finta. Questa scena per me è indimenticabile. Abbiamo diversi strumenti virtuali che possono far mettere in contatto anche i nostri bimbi. Pur restando in casa. Permettiamo loro di sentirsi. In questo difficile momento dobbiamo fare squadra. Tutti.
Io credo fermamente che ce la faremo. I video che ci stanno inviando i cinesi sono tutto, che cuore che hanno! Vi ricordate quel video notturno con quelle grida struggenti tra i palazzi? Quante cose ci stanno insegnando... Ieri sera mi è venuto in mente Benigni e il suo più poetico film che tutti conosciamo.
Margherita Garzya
La letteratura
Un’idea sola fissa in testa
Sto leggendo dei libri.
Edi Pulcin
Ricordi di scuola
Il pensiero sciocco e il pianto a dirotto
"Giorno 2". Di quanti non si sa. Tra via Cologna e via Coroneo c’era gente che passeggiava, ma ciò che colpiva era il silenzio, un silenzio pesante che come una bolla avvolgeva tutto. Come se tutti stessimo camminando in apnea per paura di respirarci vicino. Si lavora tanto. Perché all’improvviso non sei più l’insegnante a rischio interrogazione che entra in classe.
Diventi il punto di riferimento sul cosa fare, come farlo, quando farlo. Diventi la valvola di sfogo, lo psicologo di intere classi. L’esser costretto a casa, se da un lato è un vantaggio, dall’altro ti prova. Ti costringe ad uno sguardo interiore che non avevi preventivato. Alla comodità del lavoro da casa si alterna il senso di colpa verso chi fuori, al lavoro, ci deve andare altrimenti la paga non arriva. Alla possibilità di riposarsi un po’ si alterna il pensiero per i familiari malati che non vedi da 2 settimane.
Ieri pomeriggio mi sono ritrovata in mano con un pensiero sciocco. Ho avuto l’immagine di difficili, ma non ancora impossibili, scrutini di fine anno. Al portare a casa l’anno scolastico per 60 ragazzi. Assieme ad altri colleghi. E mi sono ritrovata a piangere. Per stanchezza. Per gioia. Per paura. Perché per un momento ha prevalso la preoccupazione.
Sono passati solo pochi giorni ma credo che oltre alla gioia e alla ripresa della normalità, oltre all’economia da rimettere in piedi, probabilmente dovremo rimettere assieme, prima di tutto, i pezzi di noi stessi che, all’improvviso, ci siamo scoperti fragili. Impauriti. Soli. E con tanta voglia di vivere”.
Costanza Vecchiet
Professione rider
Di corsa per sfidare la paura collettiva
Faccio il corriere e nonostante la paura collettiva vado avanti; vado avanti non tanto per il paese, quanto per portare il pacchetto contenente una scatoletta porta sogni, comprata in Cina due mesi fa, a un utente pigro che non esce di casa da ben prima delle zone rosse. Avanti così!
Anonimo Postino
Cibo e divano
Il prevedibile addio al peso forma
Mi sento un po’ preoccupata... mangio e guardo TV fra 15 giorni almeno cinque chili in più.
Lalla
Il futuro
Pregustando drink e vacanze
La mia azienda ha attivato lavoro agile e smart working. Con due bambini piccoli però anche lavorare da casa ha le sue complessità, abbiamo provato con una babysitter ma in ottica di contenimento dei contatti anche questa non è una soluzione. Che dire, lavoretti, video messaggi dalle splendide maestre di mio figlio, tanta pazienza e purtroppo un po' più di tv. Ma usciremo più forti da questa emergenza e le passeggiate all'aria aperta, le vacanze, gli aperitivi con gli amici avranno un gusto molto ma molto più dolce.
Delia Barzotti
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