Tasse in fuga, rientrati 64 milioni in Fvg

È il “bottino” della caccia ai grandi contribuenti. Nel 2015 la Regione ha recuperato 13 milioni in più rispetto all’anno prima. Ma i nomi dei grandi gruppi industriali convinti a versare in Fvg restano “top secret”
Una foto generica di denaro
Una foto generica di denaro

TRIESTE. In due anni, da quando è partita la caccia ai grandi contribuenti, la Regione ha incassato su quella voce 64 milioni di euro di maggiori tributi. Nel 2015, fanno sapere gli uffici della direzione centrale Finanze, le cose sono andate ancora meglio che nel 2014. Il recupero di risorse che precedentemente finivano fuori dal Friuli Venezia Giulia ha toccato l’anno scorso i 38,6 milioni di euro, 13,2 milioni in più dei 25,4 incamerati due anni fa.

Operazione virtuosa e non facile perché il Fvg non è la sola “speciale” a vivere di compartecipazioni sul gettito delle diverse imposte, e dunque non manca la potenziale concorrenza (il Trentino Alto Adige è stata la Regione che ha manifestato maggiore interesse al processo avviato dalla giunta Serracchiani). Anche per questo non sorprende che Francesco Peroni mantenga un profilo basso. «Abbiamo registrato un ulteriore incremento di grandi contribuenti e di conseguenza dei loro versamenti – si limita a dire l’assessore regionale alle Finanze –, anche grazie al fatto che stiamo rendendo il nostro territorio sempre più attrattivo per gli investimenti produttivi».

Dopo di che ci sono anche i motivi di privacy, e dunque i nomi dei grandi gruppi industriali convinti a versare i tributi in regione non vengono resi noti nemmeno stavolta. Così come non sono mai state confermate le indiscrezioni che parlavano, tra gli altri, di Pasta Zara (sede a Muggia), Sangalli (San Giorgio di Nogaro) e Cartiera Burgo (Tolmezzo).

La Regione attrae i grandi contribuenti
Lo stabilimento Pasta Zara di Muggia

L’unica certezza riguarda le macrocifre. La Regione è precisissima: nel 2014, tra Irpef, Irap, Ires e Iva nelle casse della Regione sono entrati 25.443.702,73 euro, e nel 2015 altri 38.671.538,28, vale a dire 13.227.835,55 euro in più da un anno all’altro. Significa che i grandi contribuenti, che nel 2014 sfioravano a quanto pare la decina, sono aumentati? È un’ipotesi ma, anche su questo, l’amministrazione è costretta a non entrare nel merito.

Quel che è certo, comunque, è che non tutto può essere dato per scontato. «Il nostro impegno rimane massimo e costante – spiega Peroni –. Non è ovviamente detto che quanto acquisito in questi due anni possa essere garantito per sempre».

Il pressing, insomma, va mantenuto alto. Ma i numeri finali dipendono anche da un andamento, quello del gettito, che non è costante. Oltre al profitto del contribuente, incide anche la cronologia di alcuni tipi di tributo.

L’Ires, in particolare, può variare in maniera consistente da un anno all’altro a seconda delle scadenze fissate per i versamenti. E dunque, in sintesi, non è detto che, pur con un aumento del numero dei contribuenti, l’introito cresca pure nel 2016. Ma nemmeno che, in caso di diminuzione del recupero complessivo, qualcuno sia necessariamente “scappato”. In ogni caso, a conti fatti, la “campagna acquisti” delle multinazionali con filiali operative anche in Fvg, fondata sulla premessa del meccanismo della compartecipazione sul gettito di Irpef e Irap – a maggiori tasse versate nel territorio regionale corrispondono proporzionalmente maggiori flussi di entrate tributarie da poter rimettere in circolo –, sta dando ampiamente i suoi frutti.

Il risultato di una doppia azione: da un lato compartecipazioni “fresche”, dall’altro la correzione di alcuni meccanismi tecnici in modo da convogliare verso le casse regionali i versamenti da ritenuta Irpef dei dipendenti di alcuni colossi dell’economia italiana occupati in regione. Flussi di denaro che avevano preso altre direzioni nelle annate precedenti, spesso solo per motivi informatici. Il caso già emerso un anno fa, per esempio, di Unicredit. Il gruppo bancario aveva trasferito il centro meccanografico a Bologna, ma senza rivedere il software. Cosicché, d’improvviso, e senza nessuna volontà dei vertici della società, l’Irpef degli addetti dell’istituto bancario al lavoro nel territorio è stato versato in Emilia e non più in Fvg. Già nel 2014, con un semplice intervento di natura informatica, l’intoppo è stato risolto. E i soldi sono ritornati nelle casse regionali.

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