Tavano: «Il leone di S. Marco sul Castello non è un falso»

Un falso storico il leone di San Marco che troneggia sull’ingresso del castello di Gorizia? No, è semmai l’unica testimonianza antica autentica del maniero simbolo della città. Ha fatto discutere e creato un piccolo “caso”, qualche giorno fa, la battuta con cui Giuseppe Gullino, docente dell’Università di Padova, ha liquidato, prendendo parte a èStoria, il leone veneziano posto all’ingresso del castello. «Un falso storico», l’aveva definito, riferendosi presumibilmente al fatto che non furono i veneziani a collocarlo dov’è ora, ma gli italiani subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. L’imponente effige leonina fu trasportata a Gorizia nel lontano 1508, all’inizio della brevissima dominazione di Venezia sulla città, che si concluse il 1° giugno del 1509. Un anno che fu sufficiente ai veneziani ad intervenire in modo significativo sul castello di Gorizia, potenziando ed ampliando notevolmente le fortificazioni e le mura.
La Serenissima, però, non ebbe il tempo di completare l’opera posizionando fisicamente il leone di San Marco, che rimase conservato dagli austriaci in una sala del castello. «Ecco allora che non si può affatto parlare di falso storico per il leone in sé – spiega lo storico goriziano Sergio Tavano -. Il leone non è un falso, ed è semmai l’unica vera testimonianza antica rimasta di tutto il castello, che invece, lui si, è un falso storico in quanto ricostruito e modificato nel secolo scorso senza rispetto per l’originale. Basti pensare ai merli a coda di rondine, simbolo alla fedeltà all’Impero, che negli anni Trenta furono eliminati senza riguardo». Tornando al leone, invece, Tavano spiega come sia più corretto parlare di falso storico per la sua collocazione. «Il leone è stato posto dov’è ora nel 1919, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, nel giorno di San Marco – dice -, a ricordare l’italianità della città richiamando i tempi della dominazione veneziana, e confondendo peraltro la Serenissima Venezia con l’Italia. Ma il senso del simbolismo era questo. I veneziani, invece, avevano in programma nel ‘500 di collocare il leone sulla Torre Civica, o su qualche altro torrione, come usavano al tempo».
In ogni caso, quella sul leone marciano è una polemica che non piace affatto all’assessore comunale al Parco Culturale Antonio Devetag. «La trovo una cosa ridicola – dice -. In continuazione, anche in Consiglio comunale da parte della sinistra –, si parla di falso storico per il castello e le sue varie parti, tentando di sminuirlo e denigrarlo, quando invece è il monumento più importante, visitato e, a mio parere, suggestivo della città. Il leone, nello specifico, ha un valore notevole perché ricorda il passaggio di Venezia, a cui si deve tra l’altro il potenziamento delle mura. E la sua presenza all’ingresso del castello è bilanciata, se vogliamo, dall’aquila bicipite degli Asburgo sulla Porta Leopoldina. Insomma, non è davvero il caso di perdersi in queste polemiche».
Marco Bisiach
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