Teatro Rossetti, Moni Ovadia in corsa per la direzione

«Ritengo di aver qualche titolo. Siccome io mi occupo di Teatro, siccome ho diretto un festival che ha ricevuto molti elogi...». Salomone “Moni” Ovadia non si nasconde. La sua manifestazione d’interesse l’ha inviata al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Una candidatura “salomonica” dopo vent’anni di regime di Antonio Calenda. Il nome dell’attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante italiano nato a Plovdiv (Bulgaria) il 16 aprile 1946 da una famiglia ebraico-sefardita, greco-turca da parte di padre, serba da parte di madre, è finito nella rosa ristretta dei 12 nomi assieme a Franco Branciaroli, Furio Bordon, Franco Però e Ivano Vernelli selezionata dagli oltre 70 curricula inviati al bando pubblicato dal Rossetti «per il ruolo di direttore/direttrice».
Moni Ovadia, che ha da poco rinunciato a uno scranno da europarlamentare conquistato con la Lista Tsipras, offre un’opzione politica di sinistra all’imbarazzo della scelta che spetta al consiglio di amministrazione dello Stabile presieduto da Milos Budin, ex parlamentare sloveno proveniente dalle file del Pci. Il cda del Rossetti si riunisce oggi per esaminare le candidature e darsi un metodo per arrivare alla scelta finale entro fine agosto. Non si escludono le “audizioni” di alcuni candidati a partire dai vincoli imposti dalla nuova legge sullo spettacolo lasciata dal ministro Bray. Tra questi non dovrebbe mancare la convocazione dell’ebreo errante Ovadia che ha un rapporto culturale e politico di lungo corso con il Friuli Venezia Giulia. A partire dal piano quinquennale varato per il principale festival teatrale della regione. Dal 2004 al 2008 è stato direttore artistico di Mittelfest a Cividale, scelto dall’assessore “comunista” alla Cultura Roberto Antonaz negli anni del governatore Riccardo Illy. Ma anche col teatro di viale XX Settembre il rapporto è di lunga data, a partire dagli spettacoli che si sono avvicendati al Rossetti, da “Oylem Goylem” a “Mame, mamele, mamma, mamà..., fino all’ultimo “Il registro dei peccati” dello scorso febbraio. È dell'ottobre '98 uno spettacolo prodotto in esclusiva per lo Stabile, “Trieste... ebrei e dintorni”, conferenza-spettacolo sul tema della presenza ebraica nella città.
«Il mio impegno per il teatro? Assoluto. Non appartengo alla categoria dei direttori artistici che che si fanno pagare anche le regie. In cinque anni di Mittelfest non ho mai prodotto uno spettacolo mio. Il festival ne ha solo ospitati alcuni. Un uomo di teatro come me che è anche regista. Io trovo che chi fa 3, 4, 12 regie all’anno non è credibile, Una buona regia si può fare ogni due anni...». Parola di Moni.
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