«Ti uccido». Perseguitava la ex, stalker condannato a Trieste
Un anno di carcere, pena sospesa, al 33enne. Piombò da ubriaco nell’hotel dove lavorava la donna. La assillava da mesi: decine di messaggi con minacce di morte, nel mirino anche il nuovo compagno

«Voglio vederti sotto terra, non ho niente da perdere», le aveva detto, giurando di essere disposto anche a compromettere la propria vita pur di vendicarsi per la fine della loro relazione. Decine di messaggi intimidatori e persino l’irruzione, da ubriaco, sul posto di lavoro della sua ex, minacciando di morte sia lei, sia il suo nuovo compagno.
Lunedì la giustizia ha presentato il conto allo stalker. Il 33enne C. A. , di origini dominicane, è stato condannato a un anno di carcere per atti persecutori e minacce. La pena è sospesa, visto che l’uomo risulta incensurato. Il giovane dovrà pagare anche una multa che ammonta complessivamente a 2. 500 euro, oltre alle spese legali.
L’arresto
Il 33enne (difeso dall’avvocato Mario Conestabo) era stato arrestato a febbraio dell’anno scorso, dopo essersi presentato nell’hotel dove lavorava la sua ex, in zona Campi Elisi a Trieste.
Dopo un periodo di custodia cautelare ai domiciliari, era scattato il divieto di avvicinamento alla sua ex e ai luoghi da lei frequentati, con tanto di braccialetto elettronico. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, convincendo la donna a denunciarlo, era stata appunto l’incursione del 15 febbraio 2024.
Quel giorno l’uomo, visibilmente ubriaco, aveva fatto una scenata intimidatoria: offese mescolate a minacce di morte, indirizzate alla donna e al suo nuovo fidanzato. La vittima aveva chiamato la Polizia, ma il 33enne era riuscito ad allontanarsi in auto prima dell’arrivo della Volante. La sera stessa la giovane, stanca di subire comportamenti aggressivi e assillanti, aveva sporto querela in Questura, nella speranza di mettere fine a quell’incubo.
Le prove
Ai poliziotti aveva raccontato una serie di condotte del suo ex che, nei mesi precedenti, le avevano provocato uno stato di disagio e angoscia. Al punto da costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita. Il giorno successivo, a integrazione del racconto fornito, la donna aveva fornito agli investigatori le prove dello stalking. Raffiche di messaggi e file audio in cui l’uomo sfogava il proprio livore alternando offese e intimidazioni. Tra i tanti messaggi – infarciti di riferimenti sessuali – uno in particolare faceva rabbrividire. Era quello in cui il giovane dichiarava di comprendere tutti gli autori di femminicidio. In un altro messaggio vocale, il 33enne rincarava la dose sostenendo di non avere nulla da perdere: doveva farsi rispettare e sarebbe stato disposto a compromettere la propria vita pur di vedere la donna sotto terra. Affermazioni pesantissime. C’era il timore concreto che l’uomo potesse trasformarle in azioni concrete.
Le ricerche
Da qui le ricerche capillari per rintracciarlo e arrestarlo in differita entro le 48 ore dal fatto, come consente la recente modifica al Codice rosso. Ventiquattr’ore dopo, il presunto stalker era in manette, preso dagli agenti del commissariato San Sabba. Sono arrivati a lui ricostruendone gli spostamenti attraverso la targa dell’auto e appostandosi nelle zone che il 33enne era solito frequentare.
La sentenza
L’arresto differito e le successive misure cautelari avevano permesso di tutelare l’incolumità della donna ed evitarle di essere bersaglio di ulteriori comportamenti aggressivi. La giovane si è poi costituita parte civile nel processo a carico del suo ex, assistita dall’avvocato Giulio Di Bacco. Due giorni fa è arrivata la sentenza, pronunciata dal giudice Luca Carboni: un anno di reclusione, pena sospesa, al 33enne ritenuto colpevole di stalking nei confronti della donna e minacce al suo nuovo compagno. —
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