Tirreno Power e Enel lasciano il carbone

Tirreno Power a Vado Ligure ed Enel a Bastardo, Genova e Porto Marghera abbandoneranno il carbone per la produzione di energia elettrica. L’annuncio di Tirreno Power, che aveva visto sequestrare i...

Tirreno Power a Vado Ligure ed Enel a Bastardo, Genova e Porto Marghera abbandoneranno il carbone per la produzione di energia elettrica.

L’annuncio di Tirreno Power, che aveva visto sequestrare i gruppi a carbone dell’impianto di Vado Ligure da parte della magistratura, segue quello di Enel.

La società ha comunicato, infatti, la dismissione entro il 2017 dei gruppi a carbone delle centrali di Bastardo, Genova e Porto Marghera, nell’ambito del piano dell’azienda che prevede l’abbandono del carbone entro il 2050 partendo degli impianti più vecchi.

«Dal prossimo anno, quindi, saranno solo otto le centrali a carbone in sevizio nel nostro Paese - sottolinea il Comitato stop carbone Monfalcone -, e tra queste, quella di Monfalcone e di Fusina, Venezia, saranno di gran lunga le più vetuste con oltre cinquant’anni di servizio».

Secondo il comitato, formato da Legambiente, dal Comitato rione Enel e da “No carbone isontino”, è interessante però la motivazione con cui Tirreno Power ha spiegato la propria scelta.

Viene infatti affermato che «a distanza di ventisette mesi dal sequestro in cui sono venute progressivamente a mancare anche le infrastrutture logistiche indispensabili per l’esercizio dei gruppi alimentati a carbone, il contesto sociale è profondamente mutato: l’uscita dalla produzione a carbone di energia elettrica è un obiettivo annunciato dal Governo, dalle istituzioni locali ed è anche nelle attese della popolazione».

Per il Comitato stop carbone Monfalcone, la società ha in sostanza preso atto che «la produzione di elettricità con il carbone non ha futuro nel Paese, e un’azienda che vuole essere all’avanguardia o anche semplicemente stare sul mercato, deve adeguarsi per tempo a questo trend».

Parole chiare, dunque, per le quali il comitato auspica, quindi, che al più presto anche l’azienda A2A prenda atto del «contesto sociale profondamente mutato» e provveda a presentare un piano di dismissione dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Monfalcone.

Il Comitato stop carbone Monfalcone invita altresì le istituzioni «ad agire per tempo pretendendo da A2A adeguate garanzie affinché questo che appare come un esito inevitabile non diventi l’ennesimo dramma occupazionale per la nostra città».(la.bl.)

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