Toponomastica in affanno: a Trieste non ci sono più vie da intitolare

I nomi di illustri personaggi da ben ricordare, e con cui costruire l’identità cittadina non mancano certo. E in Comune piovono proposte per intitolare nuove vie a qualcuno. Il problema non è tanto scegliere, tener conto della data di morte (non si potrebbero intitolare vie a chi è scomparso da meno di 10 anni), predisporre e motivare le opportune deroghe. Il problema è più serio. Sono esaurite le vie da battezzare. Non una strada, una scalinatella, un angolo, uno slargo. Tanto che la commissione Toponomastica, sotto la guida dell’assessore Fabiana Martini, studia soluzioni alternative e tra qualche settimana potrebbe essere in grado di annunciarle: «Potremmo intitolare dei giardini. Puntare sui percorsi del Boschetto. Sperare nelle pedonalizzazioni del nuovo Piano del traffico che magari si riveleranno capaci di evidenziare slarghi di fatto».
Insomma, è caccia al muro dove appendere una targa. «Molti - aggiunge Martini - chiedono anche di cambiare nome a certe vie, e non solo per esempio la “Cadorna” per i noti riferimenti alla guerra mondiale. Ma è una decisione dagli effetti drammatici per costi e complessità. Non solo l’amministrazione avrebbe enormi spese per cambiare tutti i documenti interni, ma anche i cittadini dovrebbero sopportare esborsi notevoli e forti disagi cambiando indirizzo. Per fare un esempio - aggiunge l’assessore e vicesindaco - un’impresa che cambia indirizzo deve riscrivere il proprio statuto e farlo nuovamente registrare da un notaio».
Per questo l’ipotesi di albergare anche urbanisticamente a Trieste la memoria dei giudici Falcone e Borsellino sta deviando verso l’intitolazione a qualche scuola o luogo speciale, come fatto per Rita Levi Montalcini, che al di là della data (recente) di morte è stata ricordata col battesimo dell’aula magna di Cattinara.
In questo quadro ostico e affollato per i degni di diventare una pubblica identità, una richiesta speciale è stata accolta. Pino di Lorenzo, presidente della lista autonoma Regione Venezia Giulia, uno dei più vicini a Manlio Cecovini (avvocato, sindaco, parlamentare europeo, tra i fondatori della Lista per Trieste, scrittore e memorialista) ha da tempo sollecitato il sindaco Cosolini a porre almeno una targa in città «o in un sobborgo». Di Lorenzo lo scorso marzo aveva raccolto poco più di 300 firme, in questi giorni è tornato a sollecitare risposte. «Suggerimento accolto - dice Martini -, il problema è appunto che non abbiamo vie disponibili. Il controllo è stato accuratissimo». E l’ipotesi del “sobborgo” (anche se Cecovini è vissuto a lungo in Carso) non sembra adeguata per un ex sindaco triestino. Di nuovo però sulla delicatezza dei sentimenti prevale la rudezza dei conti.
L’idea di allargarsi alle borgate carsiche per trovare vie anonime ha bussato, ma è già respinta. Trasformare l’intero assetto toponomastico di borghi come Gropada, Basovizza o Santa Croce che hanno ancora una numerazione “anagrafica” come indirizzo, senza nome di vie, costerebbe cifre enormi. «Solo per Basovizza - riferisce Martini - il Comune dovrebbe spendere oltre 100 mila euro». Senza calcolare appunto le spese di ogni singolo residente.
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