Torna il pesce azzurro a prezzi stracciati

di Andrea Marsanich
FIUME
Erano attese come la manna dal cielo: sardelle, acciughe (mincioni o sardoni per dirla nei dialetti locali) e papaline, assenti per un mese intero nelle pescherie croate. Il fermo biologico è finalmente cessato e per istriani, dalmati e quarnerini – ma anche per gli abitanti della Croazia continentale – si è riproposta l’opportunità di avere pesce a buon mercato, utilissimo per il portafoglio e la salute in questi tempi di grave crisi economica in Croazia.
Quando nei mercati ittici sono riapparse le cassette contenenti pesce azzurro di piccola taglia il sorriso è tornato sui volti di gran parte dei consumatori, che nei 30 giorni di fermopesca si sono arrangiati in qualche modo, acquistando le modeste (parliamo del prezzo) menole, boghe, qualche salpa e occhiata.
Nei primi giorni dopo la serrata, le pescate nelle acque dell’Istria e del Quarnero non hanno dato bottini memorabili, anche se l’offerta di sardelle e affini è stata abbastanza soddisfacente.
Venerdì e ieri le pescherie hanno regalato invece un colpo d’occhio da fare invidia, con prezzi decisamente fuori dall’ordinario. L’arrivo di decine e decine di cassette – parliamo della Pescheria centrale a Fiume – ha avuto l’effetto di una frustata ai listini, con un chilo di acciughe, papaline e sardine che veniva offerto a 10 kune (un euro e 32 centesimi), prezzo andato a inabissarsi fino a 4 kune (53 centesimi di euro). Inutile dire che la gente, specie i pensionati, ha fatto man bassa di queste specie molto apprezzate nell’Istroquarnerino. I consumatori sono riandati con la memoria all’ottobre del 2010, quando tonnellate di orate provenienti dalle acque dell’Istria Occidentale avevano invaso le pescherie e a prezzi stracciati.
Quei giorni le “regine del mare” di 5–8 etti, belle, fresche e selvatiche, costavano in media 10 euro, quelle di 2–3 etti intorno ai 5 euro. Grazie alle favorevoli condizioni meteomarine, i mercati ittici sono attualmente ben forniti. C’è di tutto e per tutte le tasche. I banchi di pietra presentano quali specie più costose scampi e pesci San Pietro che riescono a raggiungere il costo di 300 kune al chilo, circa 39,6 euro. Per gli scampi si paga un minimo di 100 (13,2) e ve ne sono anche a 160 (21,1), 200 (26,4), 240 (31,7) e 260 kune (34,3 euro). Nei ristoranti per un chilo di scampi si pagano anche da 350 a 450 kune (da 46,2 a 59,4 euro). Interessante rilevare infine la spaccatura negli ambienti dei pescatori professionisti croati sulla faccenda dell’adesione della Croazia all’Unione europea.
Tre grandi associazioni di categoria, “Mare croaticum”, “Nase more” (Mare nostro) e “Istarski ribar” (Pescatore istriano), hanno espresso apertamente il «no» all’entrata del Paese nell’Europa comunitaria, parlando di mossa contraria agli interessi del settore. La cooperativa “Omega 3” di Kali (Isola di Ugliano), in Dalmazia, il più grande gruppo croato per la pesca all’azzurro di piccole dimensioni, si è invece detta favorevole all’adesione «perché garantisce notevoli possibilità di crescita e non solo al comparto pesca».
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