Tra stoffe e bottoni gli 80 anni di Pertot

Il 15 settembre 1934 l’apertura del negozio di via Ginnastica, oggi gestito da una nipote del fondatore

Un angolo della Trieste di ottant’anni fa rimasto integro. Con i suoi cassetti di legno ancora perfettamente funzionanti che conservano migliaia di bottoni per tutte le esigenze di sartoria. Gli scaffali a vista, anch’essi in legno, sui quali si possono ammirare i rotoli di stoffa multicolori, come si faceva una volta. Le scalette da negozio fissate alla rotaia che corre in alto, per raggiungere gli espositori vicini al soffitto. Ma c’è qualcosa di ancor più autentico che lega al passato il negozio Pertot di via Ginnastica, che proprio oggi festeggia gli otto decenni di attività vissuti peraltro sempre negli stessi locali, al numero 24: l’entusiasmo dell’attuale titolare, la signora Antonella. Orgogliosa di essere l’erede della piccola ma vivace impresa commerciale inaugurata da suo nonno, Antonio, il 15 settembre del 1934.

«Sono felice di essere qui a proseguire una tradizione famigliare che non ha mai conosciuto interruzioni in ottant’anni – dice – questo è un lavoro che mi piace, che mi soddisfa e la consapevolezza di essere la prosecutrice del sogno imprenditoriale di mio nonno mi sprona a continuare con impegno». Antonella confessa di avere nel retro «una piccola brandina, perché talvolta il lavoro è tanto e non c’è la possibilità di rincasare» per il pranzo.

Il tempo sembra essersi fermato nel negozio: le sarte che lo frequentano si soffermano a lungo nel cercare il bottone, il pizzo, il nastrino giusto. Poi, bruscamente, a ricordare che siamo nel 2014 ecco comparire un bancomat. Ma è uno strappo inevitabile. «I miei nonni, Antonio ed Elsa – ricorda Antonella - abitavano a pochi passi da qui, in via Ginnastica 43. Negli anni ’30 e ’40 venivano al negozio a piedi e stavano fino a mezzanotte. Una volta alla settimana – aggiunge – dopo la guerra, nonno Antonio andava in quella che all’epoca era la zona B e consegnava la merce venduta. All’inizio ci andava con la corriera di linea, portando le stoffe in spalla, poi con la giardinetta, un’automobile piuttosto in voga in quegli anni. Non esisteva la sartoria pronta, si cuciva qualsiasi cosa, dai grezzi abiti per gli operai ai raffinati vestiti da cerimonia».

Dopo avere lavorato per anni in uno spazio piuttosto piccolo, con una sola vetrina, nel ’59 Antonio Pertot acquistò il vano commerciale adiacente, utilizzato ancora oggi. Successivamente entrarono in azienda il primogenito di Antonio, Walter, con la moglie Alda, l’altra figlia Silva e infine la nipote Antonella, figlia di Walter. «Di cinque nipoti sono l'unica a proseguire la tradizione – conclude Antonella – e posso dire che rispetto a un tempo oggi molte delle persone che frequentano il negozio sono conquistate dall’hobby per la sartoria piuttosto che dalla necessità di creare vestiti, perché le confezioni industriali oramai spopolano. Ugualmente, mi auguro di riuscire a festeggiarne i 100 anni, restando sempre al passo con le novità che la clientela richiede».

Ugo Salvini

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