Tragedia in cava Si indaga sul rispetto della prevenzione

di Corrado Barbacini
DUINO
«In azienda siamo distrutti. Renato era non solo un dipendente ma anche un amico. Stiamo cercando anche noi di capire come possa essere successo».
Le parole affrante sono di Ervino Leghissa, amministratore della Aurisina Quarry Srl, la ditta per la quale lavorava Renato Del Fabbro, il cittadino sloveno di 59 anni, morto l’altra mattina schiacciato da un masso di 4 tonnellate precipitato all’improvviso nella cava della Duino Scavi. Ieri mattina l’imprenditore si è incontrato con i familiari del dipendente non solo per esprimere il proprio dolore ma anche cercare di dare una spiegazione a una tragedia che fino a ieri mattina non aveva ancora un perché.
Da ieri stanno cercando di capire come possa essere accaduta anche i funzionari della polizia mineraria. Si tratta di una particolare struttura operativa della Regione alla quale è stata delegata la vigilanza in materia di sicurezza del lavoro. Gli uomini della polizia mineraria hanno effettuato un lungo e approfondito sopralluogo per verificare la correttezza dell’applicazione delle norme di prevenzione degli infortuni. Dalla ricostruzione effettuata dai carabinieri di Aurisina che hanno svolto i primi rilievi di legge, è emerso che Renato Del Fabbro e Goran Subotil, (che ha riportato solo lievi ferite), entrambi dipendenti della Aurisina Querry, stavano effettuando una urgente riparazione a un’escavatrice che si trovava in un’area sotto una parete della cava.
Il masso è precipitato dall’alto della parete. «Lì sopra - spiega Leghissa riferendosi alla sommità della parete - nessuno stava lavorando». Per questo gli investigatori stanno cercando di capire se in passato ci siano stati interventi di escavo proprio in quel punto; interventi poi - evidentemente - sospesi o quantomeno posticipati nell’ambito dell’organizzazione dell’attività nella cava stessa.
Intanto sia gli investigatori dei carabinieri che i tecnici del servizio antinfortunistico dell’Azienda sanitaria stanno interrogando tutti i dipendenti. Alcune domande puntano a individuare esattamente il punto in cui si trovavano al momento del crollo, altre invece cercano di definire gli aspetti organizzativi dell’attività di escavo. Ma grande attenzione - dopo quello che è accaduto - è dedicata al controllo delle misure di prevenzione che, come prevede la legge, avrebbero dovuto essere adottate. In questo senso lo stesso Ervino Leghissa ha fin da subito contattato l’avvocato Paolo Pacileo perché lo assista in eventuali azioni giudiziarie. Per ora intanto, su disposizione del pm Maddalena Chergia, l’area dell’infortunio è stata sequestrata. Si aspettano infine i risultati del sopralluogo del medico legale Fulvio Costantinides.
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