Tre anni e due mesi al finto kamikaze bloccato al confine

In gennaio il giovane provocò un allarme bomba al valico di Dragogna, che restò chiuso per ore: sul bus portava con sé una falsa cintura esplosiva

capodistria

È stato condannato a tre anni e due mesi di carcere, dal Tribunale di Capodistria, il giovane croato che sei mesi fa aveva provocato un falso allarme bomba al confine di Castelvenere-Dragogna. La sua intenzione era di arrivare a Lubiana e seminare il panico nella capitale.

Il 15 gennaio scorso Loris Brljafa, 22 anni, era stato fermato a bordo di un pullman della Crnja Tours che percorreva la tratta Pola-Trieste-Lubiana. Il giovane, originario di Parenzo, aveva con sé quella che sembrava una cintura esplosiva, solo in seguito rivelatasi falsa: all’agente sloveno salito a bordo per il controllo dei documenti, Brljafa aveva infatti detto di avere con sé una bomba minacciando di attivarla. A bordo del mezzo c’erano otto passeggeri e i due autisti.

Gli agenti di frontiera avevano a quel punto chiuso il valico per diverse ore e chiamato la polizia slovena che si era poi occupata del caso mentre entravano in azione gli artificieri. Senza opporsi all’arresto, il giovane aveva confessato che intendeva arrivare a Lubiana e inscenare un «atto di terrorismo» per «spaventare la popolazione».

In tribunale il giovane ha ammesso la propria colpevolezza. Si tratta, secondo il procuratore Jože Levašic, di «un ragazzo solitario e problematico, recentemente radicalizzatosi con dei video online», riporta l’agenzia slovena Sta. Lo stesso Brljafa si è detto «un sostenitore dello Stato islamico», dolendosi però per «la grande stupidità» del proprio gesto.

Avendo collaborato fin da subito con gli investigatori, Brljafa ha avuto una sentenza che lo stesso avvocato della difesa, Nikica Kljajić, ha considerato «giusta», malgrado quest’ultimo avesse insistito per una pena più leggera data la giovane età dell’imputato. La pena, per aver viaggiato a fini di terrorismo, poteva infatti arrivare fino a otto anni di prigione. Il giudice Julijan Glavina tuttavia ha sottolineato la «ferma intenzione» di Brljafa nel compiere il suo gesto e il fatto che senza l’intervento della polizia di frontiera «le cose avrebbero potuto svilupparsi diversamente». —



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