Trieste abbraccia Cristicchi E lui le dedica una poesia

«Con tutto il mio cuore, grazie. No dimentighemo». Inserisce anche la frase tipica del mondo della diaspora istriana, Simone Cristicchi, nella dedica lasciata sull'albo del Comune, nel Salotto Azzurro. Del resto l’ha conosciuto in lungo e in largo durante alcune tournee in cui ha portato il suo “Magazzino 18” tra le comunità italiane dell'Istria. Tanto che da da ieri mattina Simone Cristicchi è un cittadino onorario di Trieste. Lo hanno decretato in aula il sindaco Roberto Cosolini e il consiglio comunale ma prima ancora le migliaia di cittadini che hanno affollato l'anno scorso le rappresentazioni del sofferto (e anche contestato) lavoro al Teatro Rossetti.
La motivazione del conferimento, invece, è limpida e non lascia spazio a interpretazioni. «Per l'impegno forte e intelligente - si legge - e il grande equilibrio e rispetto con il quale ha trattato una pagina dolorosa e controversa della storia del Novecento, contribuendo a portare alla conoscenza di tanti italiani, grazie allo strumento del palcoscenico, le tragiche vicende dell'Esodo».
La sala è stracolma. Un simpatico siparietto precedente ha permesso a Cristicchi di entrare nel climax, venendo omaggiato a sorpresa dal coro “I Giocosi” del maestro Zannerini che gli ha dispensato la sua “Ti regalo una rosa”, vincitrice a Sanremo, in una versiona para-rap che ha strappato il sorriso al sindaco e fatto avvampare il volto dell’artista.
Una volta entrato in consiglio, ha già vinto. Sono tutti lì per lui, compresi quelli che a casa seguono la diretta in streaming sulla Rete Civica. E che in realtà scoprono anche un Cosolini inedito. Quello che, butta alle ortiche, dichiaratamente, il discorso preconfezionato e va via a braccio. Parla di «un lavoro che ha permesso alla città di togliersi un peso, ai suoi cittadini di ritrovarsi assieme per scoprire che i muri andavano sgretolati, che i dolori non andavano separati». È stata quell’uscita «dai soliti segnali della vecchia vicenda triestina, dai sospetti e dalle letture unilaterali», quell’aver lasciato «che la storia faccia il suo mestiere» a riproporre una città se non pacificata di sicuro con molti meno nervi scoperti, «come ha dimostrato il lunghissimo, infinito e liberatorio applauso dei 1500 spettatori che ha salutato il finale di Magazzino 18». Ed è quello stesso ritrovato clima, va aggiunto, che permette adesso a Cosolini di affondare il colpo parlando di «una certa guerra di liberazione che altro non era che guerra d’annessione». Da sinistra, solo qualche colpo di tosse.
Quando tocca a Cristicchi, il più è stato detto. Apre con una citazione dello scrittore Carlo Levi («Il futuro ha un cuore antico. Non si costruisce il domani senza la ricchezza del passato») per arrivare agli «armadi della vergogna del nostro paese, o in luoghi gli oggetti hanno la voce potente dei ricordi». «Riempire con la poesia, parole e musica - racconta - gli enormi e oltraggiosi silenzi e le grandi amnesie della storia, è sempre stata una mia personale urgenza, una forma di resistenza all’oblìo nei confronti del potere accecato, dell’istituzione totalizzante, degli uragani del destino». «Senza memoria non siamo niente», chiosa Cristicchi, auspicando che il Magazzino 18 possa diventare museo a tutti gli effetti, prima di annoverare questa cittadinanza, per la quale ringrazia tra gli altri il promotore, il consigliere Lorenzo Giorgi, «tra i regali più belli che abbia mai ricevuto nella mia vita». Da credergli sulla parola, visto l’intimismo e la compatta ma possente passione della poesia che dedica alla città.
Successo trionfale e discorso più volte interrotto dagli applausi, prima della standing ovation finale e dell’annuncio a sorpresa: a luglio Cristicchi sarà protagonista di un omaggio musicale al polesano-triestino Sergio Endrigo, con un concerto che avrà luogo in piazza Unità. Per intanto, bon giorno Simone...
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