Trieste, ai domiciliari l’omicida della superstrada

L’uomo che travolse Valentina e Luca in Gvt era in cella per mancanza del braccialetto elettronico che ora è disponibile

TRIESTE Jitaru Josif Celestin, il trentaquattrenne rumeno che nella notte tra il 19 e il 20 giugno del 2016 imboccò la Grande viabilità contromano, alla guida della sua Golf sotto gli effetti di una estrema ebbrezza alcolica, schiantandosi frontalmente contro una Nissan Qashqai e uccidendo sul colpo una coppia di amici trentenni, Valentina Gherlanz e Luca Sussich, dopo otto mesi di custodia cautelare in carcere è da ieri agli arresti domiciliari.

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Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta

I difensori di Celestin, gli avvocati Andrea Cavazzini ed Emanuele Sergo, l’8 luglio avevano presentato una prima istanza di sostituzione della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, accolta con ordinanza del Tribunale del Riesame il 21 luglio del 2016.

La difesa, per la richiesta dei domiciliari, aveva impostato il riesame sull’assenza delle esigenze cautelari: la reiterazione del reato e il pericolo di fuga. Sia per l’impossibilità da parte del 34enne rumeno di reiterare il reato non potendosi rimettere alla guida a causa dei gravissimi problemi fisici conseguenza dell’incidente, che per i problemi psichici riscontrati da un perito di parte.

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In merito invece all’impossibilità di fuga, la difesa ha focalizzato la richiesta descrivendo la vita dell’uomo oramai radicata a Trieste da diversi anni sotto il profilo lavorativo, sociale e familiare.

Poiché dopo sei mesi, da luglio a dicembre del 2016, non è stato dato seguito all’ordinanza del Riesame per mancata disponibilità del braccialetto elettronico, è seguita un’ulteriore istanza di scarcerazione per la concessione degli arresti domiciliari senza il “braccialetto” al Gup Barresi che ha però rigettato la richiesta a cui è seguita una nuova impugnazione dei difensori.

Nonostante il rigetto del Tribunale del Riesame, lo stesso Gup all’inizio di febbraio, ha inviato una richiesta di informazioni sia alla Questura di Trieste che al comando provinciale dei Carabinieri, per chiarimenti sulle motivazioni che non hanno permesso l’utilizzo del dispositivo di controllo elettronico e quindi la scarcerazione dell’uomo.

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Nel giro ora di 20 giorni dalla richiesta è stata data la disponibilità dell’applicazione del braccialetto elettronico, permettendo così a Jitaru Celestin di ottenere gli arresti domiciliari e lasciare nella tarda mattinata di ieri il carcere del Coroneo.

«Dopo otto mesi di detenzione, solo oggi (ieri, ndr) è stato possibile porre agli arresti domiciliari il nostro assistito - hanno dichiarato i legali Andrea Cavazzini e Emanuele Sergo - e questo solo per una carenza degli strumenti di controllo della Pubblica amministrazione e in palese conflitto con l’ordinanza del Tribunale del Riesame. Una scarcerazione che non vuole essere un mancato rispetto del dolore dei familiari delle vittime, a cui l’imputato ha chiesto perdono».

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Lo scorso 24 novembre era stata resa pubblica infatti una lettera, scritta in un italiano elementare, dove il 34enne rumeno chiedeva perdono per quanto aveva causato, scrivendo a conclusione della sua missiva: «Vorrei che la mia morte potesse far ritornare in vita i vostri cari. Non so quanto il mio dolore vi potrà aiutare. Voglio solo scrivervi che mi inchino davanti a voi in ogni istante in cui voi provate dolore».

Nel processo che andrà a celebrarsi, con una prossima udienza il 24 marzo, i difensori del rumeno non chiederanno l’assoluzione, ma «che venga applicata una pena giusta per i fatti commessi e - aggiunge Cavazzini - sarà comunque necessario valutare il fatto che la legge istitutiva dell’omicidio stradale è stata da più parti già accusata di incostituzionalità, fatto già sollevato nella nostra memoria difensiva con l’intento di rinviare la questione di illegittimità alla Corte costituzionale».
 

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