Trieste, all’asta il palazzo fantasma di inizio ’900 FOTO

TRIESTE Lo Stato ha messo in vendita alcuni tesori immobiliari del nostro Paese. E nella lista dei “gioielli” sparsi in tutta Italia, e pronti per essere offerti all’asta, c'è anche palazzo Artelli, l’imponente edificio all’angolo tra via dell'Università e via Corti che, per molti anni, ha ospitato anche alcune facoltà dell'ateneo triestino. Un pezzo di storia della città, oggi in uno stato di totale abbandono e “soffocato” da anni da pesanti impalcature.
Il prestigioso immobile risulta nella lista delle 207 proposte di beni pubblici, in vendita per un valore complessivo di 1,6 miliardi di euro, pubblicate sul sito di Invest in Italy Real Estate e presentato il 16 marzo scorso al Mipim di Cannes, la fiera internazionale di settore.

Il sito raccoglie gli immobili dello Stato e degli enti locali liberi, inutilizzati o cedibili, proposti in vendita, affitto o concessione ad investitori privati. È la prima vetrina comune del mattone pubblico, organizzata dall'Ita con i ministeri del Tesoro e della Difesa, l'Agenzia del Demanio, la Cassa depositi e prestiti e l'Invimit che gestisce i fondi immobiliari pubblico-privati e Fs Sistemi Urbani.
L'immobile triestino, vincolato dal Mibact, oggi è di proprietà del Fondo I3-Inail gestito da Invimit Sgr S.p.A. Nel fornire alcuni dati ai papabili acquirenti, il sito Invest in Italy registra come «mediocri» le condizioni di manutenzione e, nel valutare le sue possibili destinazioni, indica come ben si presti ad essere trasformato in struttura turistico-ricettiva o direzionale di rappresentanza. Il prezzo viene rivelato solo ai possibili acquirenti.

Nella sezione che indica il profilo di rischio, il sito classifica palazzo Artelli come un «investimento con una strategia di rischio/rendimento medio-alta; immobili con un alto tasso di sfitto, localizzati in mercati primari e secondari, che necessitano di essere completamente ristrutturati e con un rendimento generato in prevalenza da capital gains», ovvero dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.
Il palazzo di via dell'Università, con questo sistema, è stato proposto in un circuito che raggiunge il mercato internazionale visto che secondo i dati di Sorgente Sgr con Federimmobiliare, sono 11 i miliardi investiti nell'immobiliare italiano da parte di fondi sovrani e asset manager internazionali: in primis Qatar, Stati Uniti, Russia, Turchia e Cina.

Palazzo Artelli si sviluppa su 5 piani, di cui uno interrato, e ha a disposizione inoltre un' altana con vista panoramica mozzafiato. La superficie complessiva è di 1.490 metri quadrati di cui 147 al livello interrato. La facciata è rivestita in pietra bianca e attraversata, al piano nobile, da una balconata decorata da colonne scanalate con capitello ionico, mentre gli interni sono caratterizzati da un ricco apparato decorativo negli ambienti principali e di rappresentanza, ispirato a temi storici, realizzato con boiseries, marmi, mosaici ed affreschi.
L'edificio, dall'architettura ispirata al Seicento veneziano, prende il nome dal committente Filippo Artelli che nel 1904 ne affidò l'esecuzione agli architetti Giorgio Polli per la parte esterna e Antonio Bruni per gli interni. Artelli, assicuratore e azionista della Società di Navigazione Tripcovich, ricoprì anche gli incarichi di presidente della Banca Popolare di Trieste e della Società Triestina Tramway e fu anche direttore della Cassa di Risparmio e consigliere comunale.

Dopo vari passaggi di proprietà l'immobile viene acquisito dall'Inail nel 1951 che, per anni, ha affittato l'immobile all'Università di Trieste. Gli studenti e i docenti che hanno frequentato quel suggestivo edificio ricordano il pianterreno in arenaria, i due piani superiori in pietra bianca d'Istria e poi quell'elegante scalinata in legno attraverso la quale si accede a diverse sale. Tra queste c'è la Sala Romana rivestita di lastre di marmo, decorata da statue e dove per anni si sono svolti gli esami di laurea.
All'interno di Palazzo Artelli gli ambienti evocano vari stili: romano, pompeiano e bizantino. Gli affreschi furono realizzati da Eugenio Scomparini, le decorazioni bizantine da Pietro Lucano e le opere scultoree, tra cui la fontana presente nell'atrio, da Romeo Rathmann.
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