Trieste approdo del greggio “made in Usa”

Il gate per il petrolio statunitense in Europa. È quanto starebbe per divenire Trieste se prenderà corpo il nuovo filone di traffico di cui il Wall Street Journal, ripreso ieri anche da alcuni organi di stampa italiani, ha segnalato il fenomeno d’avanguardia: il prossimo arrivo al terminal marino della Siot dell’oleodotto transalpino della “Theo T”, nave cisterna che trasporta il primo carico di petrolio americano destinato all’esportazione dopo che appena il 17 dicembre scorso il Congresso degli Stati Uniti ha dato il via libera alla rimozione dei limiti all’export scattate negli anni Settanta dopo che l’embargo arabo aveva causato uno shock all’economia. Gli Usa possono dunque esportare, così come già fanno con i prodotti raffinati, anche petrolio grezzo e Trieste sarebbe stata scelta per riaprire il mercato europeo. Il Finance&service manager della Siot, Paolo Privileggio e il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino tentano di dare una piccola frenata: «Ancora nessuna notizia ufficiale dell’arrivo di questa petroliera». «Vero è - aggiunge Privileggio - che le comunicazioni arrivano non prima di quattro o cinque giorni in anticipo rispetto alla nave».
La navigazione della “Theo T” è iniziata la notte di Capodanno quando la petroliera è salpata dal porto di Corpus Christi in Texas carica di petrolio di ConocoPhilips e Nustar Energy estratto dal giacimento Eagle Ford Shale, nel Sud del Texas. È data in arrivo a Trieste, dopo un viaggio di oltre ottomila chilometri, nel pomeriggio di mercoledì 20. La destinazione finale del petrolio è la raffineria tedesco-bavarese Bayernoil di proprietà di Vitol e Carlyle Group. Secondo il Sole 24 ore, Conoco e Nustar, la società che possiede le infrastrutture e cioé il North beach terminal di Corpus Christi e il South Texas crude oil pipeline system, hanno battuto sul filo di lana la Enterprise products partners che in dicembre aveva annunciato che sarebbe stata la prima ad approfittare della completa liberalizzazione dell’export con la vendita all’estero di 600mila barili di greggio. Sarebbe in viaggio in realtà anche la fornitura di Enterprise, diretta però a Marsiglia alla quale Trieste ha recentemente soffiato il titolo di primo porto petrolifero del Mediterraneo.
Con 40 milioni e 700mila tonnelate di petrolio sbarcato e 499 petroliere giunte al terminal, la Siot ha fatto registrare nel 2015 un leggerissimo calo rispetto ai 41 milioni e mezzo di tonnellate e alle 523 tanker del 2014, ma propria la rotta dagli Stati Uniti potrebbe lanciarla ora verso un nuovo record. Se al primo arrivo ne seguissero altri, sarebbe la conferma di una doppia tendenza rivoluzionaria: la rotta adriatica non solo incomincia ad essere concorrenziale con quella dei porti del Nord Europa per le portacontainer, ma anche per le petroliere e ciò varrebbe non solo per le navi provenienti dal Far East asiatico, ma addirittura per quelle che giungono dall’America del Nord.
Come sottolinea anche il quotidiano La Stampa, «la direttrice meridionale ovvero quella che include la tratta Texas-Trieste è preferibile perché più pratica in termini di navigazione per le navi che salpano dalla punta più a Sud degli Stati Uniti, a una manciata di chilometri dal confine con il Messico. La scelta può incuriosire anche perché ad esempio il carico di greggio della “Theo-T” è stato acquistato da Vitol Group, società con sede in Olanda, il Paese con il porto più grande d’Europa ovvero Rotterdam. Tuttavia la rotta triestina, e più in generale dell’Italia, trova il comune apprezzamento degli esperti visto che la mappatura delle infrastruture petrolifere del Paese può aprire una serie di scenari e opzioni economicamente convenienti», anche perché qui vi è il maggior numero di raffinerie europee dopo la Germania. Nel porto di Trieste esiste già un precedente che si inserisce su questa linea: la Samskip, operatore logistico che ha sede proprio a Rotterdam opera treni diretti a Duisburg non partendo dal porto olandese, bensì dal Molo Quinto dello scalo triestino.
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