Trieste, bancarotta fraudolenta, Mazzi a giudizio

Il revisore del Comune ed ex presidente Ater sarà processato per il crac di Alimentari Italiana. Prima udienza il 19 aprile
Il commecialista Alberto Mazzi
Il commecialista Alberto Mazzi

TRIESTE Il commercialista Alberto Mazzi, revisore dei conti del Comune ed ex presidente dell’Ater, è stato rinviato a giudizio dal gip Guido Patriarchi per bancarotta fraudolenta. L’udienza è stata fissata per il prossimo 19 aprile.

La vicenda fa riferimento al crac della Alimentari Italiana spa, azienda che aveva sede in via Errera. Mazzi - difeso dall’avvocato Paolo Pacileo - è accusato dal pm Massimo De Bortoli non solo di aver distratto, distrutto e dissipato i beni della spa stessa, ma anche di essersi attribuito e avere incassato i compensi di amministratore, che ammontano a quasi 76mila euro. Il tutto malgrado quella non fosse stata la sua unica fonte di reddito. In sostanza, secondo l’accusa, mentre l’azienda affondava Mazzi ha continuato ad assegnarsi il proprio stipendio. Un comportamento che il pm De Bortoli ha ritenuto penalmente rilevante.

La società amministrata da Alberto Mazzi è fallita il 21 giugno 2010. I debiti della spa nei confronti del fisco e degli istituti previdenziali avevano raggiunto nel 2007 i 78mila euro, nel 2008 i 217mila per arrivare nel 2010 a quota 436mila euro.

Bancarotta fraudolenta, il pm chiede il processo per Mazzi
Lasorte Trieste 21/06/10 - Via Errera, Alimentari italiana

Secondo le indagini della Guardia di finanza il commercialista aveva in pratica messo a bilancio al 31 dicembre 2007 crediti per 900mila euro ritenuti dal curatore in realtà inesigibili. Quindi di fatto virtuali. Non soldi, ma semplicemente numeri scritti sulla carta. L’attuale revisore del conti del Comune aveva insomma realizzato - secondo il pm - un articolato e complesso castello di carte basato su denaro che in linea puramente teorica avrebbe dovuto ricevere da clienti che in realtà erano a loro volta falliti e quindi non avrebbero mai pagato il dovuto.

«Quanto accaduto - aveva dichiarato lo stesso Mazzi all’indomani del fallimento della società - è una situazione figlia di questi tempi. Abbiamo fatto di tutto per evitare il crac, ma è arrivata la crisi e a un certo punto le banche hanno chiuso i rubinetti del credito». Poi l’indagine è andata in una direzione differente. Nel settembre del 2014 per questa vicenda il tribunale civile ha condannato Alberto Mazzi a pagare - come risarcimento danni - al curatore fallimentare della Alimentari Italiana, Giorgio Lenardon, la cifra di 800mila euro.

Esce a testa alta dal procedimento Tatiana Crivilliè, 35 anni, geometra autore della perizia relativa agli immobili. È stata prosciolta. Era stata accusata di aver fatto apparire in contabilità una situazione patrimoniale diversa da quella reale, per un verso evitando di svalutare i crediti per almeno 216mila euro, e per l’altro gonfiando il valore degli immobili. Nello specifico il geometra Crivilliè aveva valutato il valore degli immobili in quasi 2 milioni e 800mila euro. Il curatore fallimentare Giorgio Lenardon aveva indicato la cifra più realistica di 800mila euro. Insomma una sopravvalutazione di 2 milioni di euro che secondo il pm De Bortoli doveva servire per dimostrare comunque una notevole solidità della società.

Ma il difensore di Crivilliè, l’avvocato William Crivellari ha rilevato nella sua arringa che quando il geometra ha depositato la perizia sull’immobile Mazzi non era neppure amministratore e, quindi, che il concorso fra i due era di fatto impossibile. Rinviato a giudizio anche Nicola Panarella, 52 anni (difeso dall’avvocato Andrea Melon): ha emesso alcune fatture per operazioni inesistenti per la somma di 66mila euro come rappresentante legale della società Shw, riconducibile allo stesso Mazzi.

La Alimentari Italiana fino a qualche anno fa dava lavoro a 35 persone e aveva in organico dieci piazzisti che, come si leggeva sul sito internet ancora attivo fino ad alcune settimane dopo il crac, «riforniscono ogni mattina la piazza di Trieste». Poi il fallimento. E ora il processo per bancarotta fraudolenta.

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