Trieste capitale europea della cultura? Cosolini: «Via alla rincorsa»

«Si può fare». È stato il primo responso raccolto dal sindaco Roberto Cosolini sulla possibilità di candidare Trieste a città capitale europea della cultura 2019. È uscito da un primo dialogo avuto ieri pomeriggio sull’argomento del quale l’altro protagonista non poteva che essere Franco Miracco, neoassessore alla Cultura del Comune, ma anche esperto di cose venete come consulente dell’ex governatore Giancarlo Galan, oltre che ex consigliere della Biennale di Venezia. Ed è appunto la rinuncia di Venezia che Cosolini aspetta prima di annunciare ufficialmente la candidatura di Trieste. «Attendo a ore di parlarne approfonditamente con il sindaco Giorgio Orsoni», ha detto ieri sera. Orsoni qualche giorno fa è stato esplicito: «Il titolo di capitale europea della cultura non porta soldi, non porta nulla. Porta turisti di cui Venezia non ha bisogno. Venezia è già una capitale mondiale della cultura». Per Trieste vale invece un discorso opposto: deve attrarre turisti e recuperare l’antico ruolo di capitale culturale.
«Se Venezia effettivamente si ritira - ha detto ieri Cosolini - credo che consapevolmente Trieste potrà ereditare quel ruolo. Dovrà mutare tema di fondo: non potrà proporsi come punto di riferimento del Nordest, bensì come porta d’Europa, ma allo stesso tempo dovrà capitalizzare il gioco di squadra che è stato fatto fino a questo momento a favore di Venezia capofila in un progetto al quale sia il Comune che la Regione avevano comunque creduto fin dal primo momento. Ma dovrà a propria volta avere il supporto di un’ampia area geografica». Sulle credenziali per poter ambire a un titolo del genere non ci sono dubbi, tantomeno da parte del primo cittadino. «Come città di cultura europea - afferma il sindaco - Trieste ha ben poco da invidiare anche alle metropoli e comunque rappresenta un unicum di prestigio a livello continentale. Inoltre la partecipazione a una sfida del genere potrà costituire un nuovo collante tra la città e la comunità dei cittadini nella tensione per il raggiungimento di un obiettivo prestigioso che oltretutto potrà innescare il decisivo salto di qualità per il turismo sempre più accreditato a rappresentare una componente fondamentale dell’economia locale».
Ma mentre la concorrenza si fa esasperata e le candidate sono già una quindicina, c’è anche un grave handicap di partenza. «Le avversarie, Ravenna su tutte ma anche altre, stanno già lavorando da anni a questo traguardo, noi abbiamo quattro mesi di tempo per preparare il dossier della candidatura». E poi ci sono alcune pregiudiziali che il sindaco mette in campo prima di accingersi all’avventura: «Deve esserci un convincimento concorde e solidale da parte di Regione, Provincia, Comune, Confindustria e Camera di commercio. Serve un impegno corale da parte del mondo della cultura con testimonial non soltanto locali, ma nazionali. È indispensabile, anche se non servono finanziamenti astronomici, il supporto di un pool economico per i necessari investimenti».
Se nel giro di pochi giorni si capirà che queste premesse potranno essere soddisfatte, allora Trieste giocherà in contropiede. «Partiremo alla rincorsa - annuncia il sindaco - convinti che la città ha una storia, un fascino, un patrimonio architettonico e letterario che ne fanno una vera capitale della cultura europea».
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