Trieste, i trasporti al tempo del Covid: meno bus, più biciclette e passeggiate

In epoca Covid-19 crollo dell’utilizzo dei mezzi pubblici (-26,5%): l’analisi del docente Danielis e dell’assegnista Scorrano 

TRIESTE Anche nel caso di Trieste l’emergenza sanitaria ha alterato sensibilmente le scelte della cittadinanza in materia di trasporto urbano. La paura del contagio ha avuto un impatto fortemente negativo sull’utilizzo dei mezzi pubblici, spostando gli utenti verso modalità private, sia motorizzate che non. E’ quanto risulta da un’indagine targata Università di Trieste e recentemente pubblicata sulla Rivista di economia e politica dei trasporti.

Realizzata da Mariangela Scorrano, assegnista di ricerca del Deams e parte del gruppo di ricerca del professore Romeo Danielis, che si occupa di economia dei trasporti, l’indagine raccoglie e sintetizza i risultati di un questionario online sottoposto, anche grazie al supporto de Il Piccolo, a 315 intervistati prima e durante la pandemia di Covid-19 per indagare le loro preferenze negli spostamenti urbani.

«Le distanze limitate e l'elevata densità abitativa rendono la passeggiata a piedi una delle modalità preferite per accedere al centro cittadino», evidenzia Scorrano. Una scelta ideale anche in epoca pandemica, tanto che se prima era preferita dal 33,3% degli intervistati, durante l’emergenza il dato è salito al 52,5%. C’è stato un crollo verticale invece nell’utilizzo dell’autobus, che se prima della pandemia era il mezzo preferito dal 35,7% dei cittadini, in questo periodo è stato utilizzato solo dal 9,2% degli intervistati. Gli altri utenti si sono spostati verso forme di mobilità attiva: gli spostamenti a piedi hanno registrato l’incremento maggiore (cioè +19.2%), seguiti a distanza dall’uso della bicicletta, di proprietà o in sharing, passato dal 7,2 al 9,3% (+2,4%).

Scooter a benzina o elettrici? La ricerca dell'Università di Trieste PARTECIPA


Una buona notizia per l’ambiente? Solo in parte, perché anche l’uso dell’automobile privata ha registrato un significativo incremento, passando dal 16,7 al 22,8% (+6,1%). Il problema non è soltanto di carattere infrastrutturale: «Le nostre stime ci dicono che, se ci fossero più piste ciclabili a disposizione, la bici verrebbe impiegata per sostituire alcuni viaggi attualmente effettuati a piedi: perciò la riduzione di motorini e auto in circolazione, e del conseguente inquinamento, non sarebbe significativa», sottolinea Scorrano.

«Eppure ci sono città dove la creazione di piste ciclabili, anche provvisorie, ha consentito in questi mesi una mobilità diversa - commenta Danielis -. A Trieste invece finora non è si lavorato molto su questo tema: creare nuove piste ciclabili significa togliere parcheggi, con conseguenti resistenze da parte di chi li utilizza. Però la transizione verso modalità di trasporto più sane, pulite e sicure è l’unica strada possibile per ridurre l’inquinamento».

Questo non è l’unico aspetto legato alla mobilità che questa pandemia ha evidenziato. Il nodo del trasporto pubblico e della sicurezza per chi utilizza bus e treni, soprattutto per quanto riguarda l’ambito studentesco, è un tema su cui si è ragionato in tutt’Italia e anche all’estero: «Ma finora nessuna città, né in Italia né altrove, ha trovato una soluzione al problema: le reti di trasporto pubblico sono complesse e rigide per natura», dice il docente.

«Ora abbiamo appena avviato un nuovo progetto di ricerca, che sempre attraverso un questionario mira a valutare le prospettive di mercato degli scooter elettrici, analizzando il caso Trieste, città dove il tasso di utilizzo dello scooter a benzina è elevato - racconta Scorrano -. Invitiamo i lettori de Il Piccolo e chiunque viva a Trieste a partecipare allo studio, rispondendo alle domande online». :QUI IL LINK PER PARTECIPARE AL QUESTIONARIO

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