Trieste: il carro funebre asburgico lasciato al suo destino

Vi giunsero le spoglie di Francesco Ferdinando: perse le tracce. Al museo de Henriquez uno simile a quello che trasportò il feretro dell’arciduchessa
Di Claudio Ernè
Lasorte Trieste 21/10/13 - Porto Vecchio, Magazzini
Lasorte Trieste 21/10/13 - Porto Vecchio, Magazzini

Distrutto, lasciato marcire o – secondo alcune voci risultate prive di riscontro - dimenticato tanti anni fa in uno degli hangar del Porto Vecchio oggi in abbandono. In sintesi perso per sempre, soprattutto per le manifestazioni che vogliono ricordare a Trieste e a Vienna lo scoppio della Prima guerra mondiale innescata dall’assassinio a Sarajevo dell’erede al trono d’Austria-Ungheria, l’arciduca Francesco Ferdinando. Era il 28 giugno 1914.

Il carro funebre che il successivo 2 luglio trasportò solennemente il feretro dell’Arciduca da piazza Grande alla stazione della Ferrovia meridionale è stato colpevolmente abbandonato al proprio destino da chi a Trieste avrebbe dovuto conservarlo in nome della Storia. A quando risalga questo abbandono non si sa; certo è che la vicenda è emersa in questi giorni, quando da Vienna un referente storico dell’Hgm, lo Heeresgeschichtliches Museum, si è fatto avanti con grande fretta chiedendo a un avvocato triestino notizie del carro funebre. «Vorremmo esporre il Totenwagen nel nostro museo, se fosse possibile». Nello stesso museo da anni il pubblico può osservare la vettura scoperta – una Graf and Stift - a bordo della quale Francesco Ferdinando e la moglie Sofia furono assassinati a Sarajevo da Gavrilo Princip. L’attentato era stato organizzato dalla “mano nera”, una società segreta ultranazionalista controllata dai Servizi serbi.

Ma andiamo con ordine. Le ultime notizie certe sull’esistenza in vita del carro funebre dell’Arciduca risalgono ai primi anni Sessanta, quando l’impresa di pompe funebri Zimolo, la più antica della città, cedette il carro al Comune. I documenti di questo “passaggio forzoso” non si trovano ma il titolare attuale dell’impresa lo riferisce senza esitazioni. «Vennero due vigili urbani nella nostra sede con un ordine firmato dal sindaco».

Il “Totenwagen” poco dopo viene “girato” dal Comune al Museo Diego de Henriquez e il suo futuro passa un decennio più tardi nelle mani del Consorzio che ne ha assunto la gestione. Poi è notte e nebbia perché il carro dell’arciduca, assieme a quello che lo stesso 2 luglio 1914 trasportò il feretro della moglie, la duchessa Sofia, finisce in una galleria di viale D’Annunzio, adibita durante la seconda guerra mondiale a rifugio antiaereo.

Poi i passaggi si infittiscono e diventano sempre meno chiari nonostante l’interesse della cronaca per la vicenda. Articoli, smentite, puntualizzazioni. Il vertice del Consorzio per il Museo de Henriquez scambia negli Anni Ottanta un paio di carri funebri estratti dalla galleria di viale d’Annunzio con un mezzo militare americano della Seconda guerra mondiale che appartiene a un collezionista. Il collezionista vende poi i carri a un’impresa di pompe funebri di Gallarate che li vuole offrire ai parenti di altolocati defunti da accompagnare all’ultima dimora con gran lusso e sfarzo dinastico. Entra in scena la Soprintendenza per i Beni culturali e i carri devono rientrare a Trieste.

A questo punto le certezze sulla loro autenticità asburgica sono già poche, anzi quasi nulle. Lo conferma Maria Masau Dan, direttrice del Revoltella e responsabile di tutti i musei comunali “non scientifici”. «Stiamo facendo restaurare a Roveredo in piano un carro funebre che sarà esposto al Museo de Henriquez. Speriamo entro giugno. Sarà ospitato in una sala del museo di via Cumano perché è quasi identico a quello che il 2 luglio 1914 portò alla stazione della ferrovia il feretro della duchessa Sofia. Avviseremo i visitatori che si tratta di una rappresentazione, non del carro autentico. Purtroppo i riscontri sono negativi. Le decorazioni sono diverse da quelle originali: lo dicono le fotografie e i filmati d’epoca. Al contrario i vetri del carro funebre che la ditta di Mauro Vita sta restaurando sono simili a quelli dell’originale di un secolo fa. Del carro dell’arciduca Franz Ferdinand - aggiunge Masau Dan - oggi non si sa più nulla. È scomparso chissà quando, anche se una voce ricorrente riferisce che fosse finito in un magazzino del Porto Vecchio. Tutte le ricerche non hanno dato finora esito...»

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo