Trieste, morto dopo la caduta dal bus: due indagati

TIRESTE Due meccanici della Trieste Trasporti sono indagati per omicidio colposo dal pm Federico Frezza per la morte di un passeggero disabile caduto dalla rampa d’accesso del bus mentre lo stavano facendo scendere.
La vittima del drammatico incidente si chiamava Arturo Zinno. Aveva 71 anni ed era invalido al 100%. L’episodio si è verificato su un bus della linea 37 nei pressi di via Grego, a Borgo San Sergio. L’uomo è morto all’ospedale di Cattinara dove era stato ricoverato per la frattura del femore.
I due meccanici manutentori si chiamano Flavio Gosdan e Antonio Larotella. Quel giorno erano intervenuti in soccorso al disabile (che era accompagnato dalla moglie) dopo che la rampa d’accesso si era bloccata per un improvviso guasto e il bus, di conseguenza, era dovuto rimanere fermo.
L’ipotesi - come è stato rilevato in un esposto presentato dal figlio della vittima alla Procura - è che possa sussistere una correlazione tra la caduta dalla rampa dell’invalido e lo scadimento delle sue condizioni generali di salute che lo hanno portato poi alla morte. Per questo motivo il pm Frezza ha disposto l’autopsia incaricando il medico legale Carlo Scorretti. Quesito dell’accertamento tecnico non ripetibile - e dunque utilizzabile senza contraddittorio nelle varie fasi processuali - sono le cause della morte, ma anche il nesso causale tra la caduta e il decesso.
All’udienza erano presenti anche l’avvocato Claudio Giacomelli, il legale che assiste i famigliari di Arturo Zinno, e l’avvocato William Crivellari, il difensore dei due dipendenti della Trieste Trasporti. Consulente della parte civile Denny Fuliani, mentre della difesa Alessandro Peretti.
La vicenda porta la data dello scorso 9 giugno. Quella mattina Arturo Zinno accompagnato dalla moglie Maria era salito su un bus della 37. Si tratta di un mezzo dotato di rampa per i disabili, l’unico sistema per far salire sul bus un uomo in sedia a rotelle.
Ma quell’apparecchiatura, che funziona come una sorta di ascensore dal piano stradale al pavimento del bus, era andata improvvisamente in tilt. Non solo: l’improvviso guasto aveva bloccato il bus in via Grego, che di conseguenza era rimasto fermo.
Gli altri passeggeri erano scesi tranquillamente ma Arturo Zinno e la moglie erano rimasti a bordo in attesa dell’arrivo dei meccanici della Trieste Trasporti che appunto erano incaricati di sbloccare la pedana. In pochi minuti la rampa d’acciaio era stata così estratta a mano e gli addetti della Trieste Trasporti avevano poi invitato l’uomo a salirci sopra per iniziare la discesa.
Ma non appena le ruote della carrozzina avevano occupato la pedana, c’era stato un crollo. La struttura era scesa di peso per alcuni centimetri fino alla strada. E per il contraccolpo l’uomo era caduto in avanti e poi era rotolato rovinosamente a terra.
A soccorrerlo erano stati subito gli stessi addetti che assieme alla moglie Maria e a una vicina di casa, sopraggiunta nel frattempo, lo avevano rimesso sulla carrozzina.
Poi Arturo Zinno era stato trasportato all’ospedale di Cattinara dove era stato sottoposto a una radiografia che aveva evidenziato la frattura del femore. Dopo una decina di giorni era stato dimesso ma poi le sue condizioni eranoi peggiorate. Il 29 giugno Arturo Zinno infatti era stato nuovamente ricoverato. Ma pochi giorni dopo il suo cuore aveva ceduto.
Dice l’avvocato Crivellari: «I due meccanici sono estranei al nesso causale. Hanno fatto il loro dovere in modo ineccepibile». Ma il pm Frezza vuole fare chiarezza.
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