Trieste, nasce la task force del Burlo contro le malattie sessuali

TRIESTE Sono 115.207 i casi di infezioni sessualmente trasmissibili in più verificatisi dal 1991 al 2015 in Italia. Nel turbinio di mille nomi, la malattia che spicca e ritorna preponderante è la sifilide, che segna +350% dagli anni dopo il 2000, mentre dal 2000 al 2015 ha ripreso a manifestarsi quella latente. La lista non è finita a livello nazionale: ci sono anche i condilomi ano-genitali che segnano +153% tra il 2004 e il 2015. Aumenti questi presenti anche a Trieste, ma che si sono accentuati in particolare attraversi la gonorrea, dopo anni di stasi, tra il 2016 e il 2017. Si manifestano in gruppi di popolazione maggiormente a rischio, soprattutto negli uomini e negli omossessuali. Se nel 2013 c’erano sette casi di gonorrea, nel 2015 sono diventati 16, nel 2016 20. A metà del 2017 hanno già superato la metà dell’anno prima.
«Nel 76% dei casi sono “msm” (uomini che fanno sesso con altri uomini)», precisa Manola Comar, responsabile del laboratorio dell’Irccs “Burlo Garofolo” che si occupa di assistenza e ricerca molecolare epidemiologica e sulla caratterizzazione dei patogeni emergenti con tecnologie di nuova generazione, oltre che allo studio dei dismicrobismi vaginali della donna. Ed è anche di riferimento nella rete sentinella (uniche fonti dati sulla diffusione dell’Ist in Italia, oltre ai dati nazionali del Ministero della salute su sifilide e gonorrea) per le infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) dell’Istituto superiore di sanità.
Temi di cui si discuterà oggi (13 ottobre) dalle 9 alle 18 in un convegno nazionale organizzato dal “Burlo Garofolo” nelle sale congressi del Savoia. S’intitola “Infezioni sessualmente trasmesse: What’s going on?” e ha come obiettivo di fare il punto sulla ricerca, le attività di prevenzione, diagnosi e cura di queste infezioni in sensibile aumento e soprattutto nei giovani.
Altri casi in crescita nei giovani (nella fascia 15-25 anni, soprattutto nelle donne) riguardano le infezioni da Clamidia Trachomatis e Hpv, più conosciuto come Papilloma virus, dove nel 30% dei pazienti si verificano in co-infezione e in assenza di sintomi. «Da sottolineare che mentre per gonococco e sifilide le fasce di popolazione più colpite sono gruppi con fattori di rischio, compresa la promiscuità, l’uso di alcool e sostanze stupefacenti, per quanto riguarda l’Hpv e la Clamidia e Micoplasma (legati soprattutto all’infertilità femminile) si osserva che le infezioni circolano molto frequentemente anche tra soggetti della popolazione generale in assenza di tali fattori».
Per questo l’ospedale infantile triestino ha riunito un gruppo di esperti italiani e stranieri con l’obiettivo di individuare il ruolo della corretta informazione per promuovere politiche di prevenzione e condividere i nuovi percorsi in tema Ist sulla base delle più recenti raccomandazioni del Ministero della salute che prendono in esame i vari aspetti, descrivono lo stato dell’arte, evidenziano le principali criticità e si concludono con una proposta per un piano di gestione delle Ist su base nazionale che tiene conto della realtà locale.
A livello locale a lavorare in questo campo c’è un ambulatorio, diretto da Francesco De Seta, e il laboratorio seguito da Comar del Burlo, ma la collaborazione continua con diversi servizi ospedalieri e universitari e in particolar modo con il Centro malattie sessualmente trasmissibili (Claudia Colli), portando alla creazione di una task force multidisciplinare.
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