Trieste Next, il virologo Roberto Burioni sui vaccini: "Lo Stato dia un segnale chiaro"

«Uno che dice che 10 vaccini sono troppi dice una scemenza anche se è il ministro dell'Interno». Non le ha certo mandate a dire il noto virologo del San Raffaele domenica 30 settembre al Festival della Ricerca scientifica in corso nel capoluogo giuliano
Silvano Trieste 2018-09-30 Teatro Miela, appuntamento con il Dott. Burioni
Silvano Trieste 2018-09-30 Teatro Miela, appuntamento con il Dott. Burioni

TRIESTE «Lo Stato non sta mandando un segnale chiaro: uno che dice che 10 vaccini sono troppi dice una scemenza anche se è il ministro dell'Interno». Lo ha detto il virologo del San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, dal palco di Trieste Next, il Festival della Ricerca scientifica in corso nel capoluogo giuliano.

«È come se un virologo andasse dal capo della Mobile a dire che una pistola è troppo. Saprà lui come fare il suo lavoro». «Se vogliamo diventare un Paese che non ha più determinate malattie, come per esempio è il Messico - dove non ci sono più casi autoctoni di morbillo dal 1996 - dobbiamo fare un'attività di recupero anche per gli adulti, perché chiaramente, l'immunità di gregge, quella che difende tutti quanti, anche quelli che non si sono potuti vaccinare, riguarda la popolazione complessiva».

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Il noto virologo del San Raffaele ha parlato della divisiva questione dei vaccini domenica 30 settembre nel corso di un incontro con la stampa a margine di Trieste Next. E non le ha certo mandate a dire. 

«Quello che dobbiamo fare - ribadisce - è prima di tutto vaccinare i bambini perché la maggiore densità di contagio è tra 0 e 4 anni, perché è lì che il virus circola in maniera maggiore». Il fatto che ci sia una copertura del 95-97% fra i bambini, precisa, «è una cosa positiva, ma non è sufficiente». Ci sono infatti «molti bambini ormai diventati adulti e non sono immuni». In passato, spiega, «ci sono state delle zone dell'Italia in cui la percentuale di vaccinati era intorno al 65-66%, il che vuol dire che un terzo delle persone è cresciuta senza avere preso morbillo, parotite, rosolia e anche varicella, che presa da adulti non è una passeggiata».

C'è poi il caso dei medici che si sottraggono alla vaccinazione. «Una delle mancanze della Legge Lorenzin è quella di non prevedere obbligatorietà per i sanitari», sottolinea Burioni. «Un sanitario che non si vaccina - replica Burioni - è in primo luogo un irresponsabile, perché costituisce un problema per i suoi assistiti». «Abbiamo visto in passato - ricorda - epidemie di morbillo in reparti di ostetricia, una cosa gravissima: fatti vergognosi che non dovrebbero più accadere». Un medico che non si vaccina, aggiunge, «è un cattivissimo esempio. È come vedere un pompiere buttare una sigaretta accesa in un bosco».

Della lotta contro le fake news che girano sui social network in merito ai vaccini, Burioni ha fatto un suo vessillo. «Perché - sostiene ai vaccini ormai viene data la colpa di tutto: della calvizie, del cancro, dell'omosessualità, ma la peggiore per me è quella sull'autismo». Queste persone, afferma, «non hanno diritto di parola». Al di sopra di tutto c'è però lo Stato, che non può barcollare tra scienza e superstizioni, ma deve fornire un punto di riferimento preciso ai genitori che sono confusi. Questo, ha concluso, «è più importante dell'obbligo e più importante delle leggi»

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