Cabinovia di Trieste, terminata l’udienza sui cinque ricorsi: si attende ora la sentenza del giudice

Gli ambientalisti e i residenti a rischio esproprio contro Regione e Comune: la sentenza potrebbe bloccare definitivamente l’impianto. Contestate le valutazioni ambientali e la variante urbanistica

Francesco Codagnone
La sede del Tar (foto Massimo Silvano)
La sede del Tar (foto Massimo Silvano)

La pietra tombale o la bandiera verde, adesso è solo questione di giorni. Il Tar del Friuli Venezia Giulia manda a sentenza i cinque ricorsi presentati dal cartello ambientalista nazionale Lipu-Wwf-Legambiente e dai residenti a rischio esproprio contro la cabinovia.

La decisione del presidente del tribunale Carlo Modica de Mohac di Grisì arriva nell’ambito dell’udienza tenutasi stamattina, martedì 15 luglio, in forma pubblica dinanzi ai cittadini che da anni strenuamente si battono contro la realizzazione dell’impianto a fune. Il verdetto potrebbe essere decisivo e mettere un punto a cinque anni di scontri politici e mobilitazioni popolari.

Il primo dei cinque ricorsi è presentato dalle associazioni ambientaliste rappresentate dall’avvocata Laura Polonioli, il secondo porta le istanze dei cittadini sostenuti dal Comitato No Ovovia con il legale Andrea Reggio D’Aci. A questi se ne affiancano altri tre, presentati singolarmente dai proprietari di abitazioni a rischio esproprio difesi dall’avvocata Giulia Milo, che negli ultimi mesi ha continuato a depositare elementi aggiuntivi contro ogni documento depositato dall’amministrazione.

A difendere gli enti coinvolti uno schieramento di otto legali con le avvocature di Regione, Comune e l’avvocatura distrettuale dello Stato in rappresentanza dei ministeri imputati.

I testi dei ricorsi sui quali il Tar è ora chiamato a pronunciarsi contestano finanche le virgole di ogni atto firmato da Regione e Comune negli ultimi anni. Se accolti anche solo in parte, potrebbero minare l’iter della cabinovia fin nelle sue fondamenta, a partire dalle due procedure ambientali di Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) di III livello e Vas (Valutazione ambientale strategica), propedeutiche alla variante urbanistica per il tratto di impianto che sorvolerà il sito Natura 2000. Impugnati quindi l’adozione della variante stessa e il progetto di fattibilità, in quanto riferito a un’opera di fatto a oggi priva di conformità urbanistica.

Proprio su quest’ultimo punto il Tar aveva già assunto una posizione molto chiara appena lo scorso dicembre, accogliendo due primi ricorsi che avevano obbligato la Regione a ritirare le concessioni per l’opera e riavviare la procedura, valutata priva di fondamenta. L’ente regionale, allora, non si era appellato.

Tuttora pendente - ma stamani discusso solo per quanto di ottemperanza - anche un sesto, ulteriore ricorso (presentato dai residenti sempre con Reggio D’Aci) che impugna il decreto 334 del 2024 con cui il ministro Matteo Salvini convertiva il finanziamento della cabinovia da Pnrr a ministeriale. Il verdetto per quest’ultimo, per competenza, verrà emesso a Roma dal Tar del Lazio.

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