Trieste, parte il maxiprocesso per lo spaccio sulle Rive

TRIESTE Sono sedici i pusher-profughi afghani, iracheni, pakistani e anche un bulgaro che oggi compariranno davanti al gip Luigi Dainotti. Sono proprio quelli che nello scorso novembre erano stati - finalmente - fermati dagli agenti della Squadra mobile diretta da Marco Calì.
Sono accusati di aver gestito un vero e proprio supermercato dell’hashish sul Molo Audace, a pochi passi da piazza Unità. Avevano organizzato in uno dei salotti di Trieste un centro di spaccio a cielo aperto. Lì avevano colonizzato un luogo dove decine e decine di ragazzi e ragazze minorenni si erano comprati la dose.
Dalle indagini del pm Federico Frezza era emerso - chiaramente - che quella poi smantellata era stata una vera e propria azienda. C’era l’addetto alle vendite: quello che prendeva i contatti e poi contrattava vis-à-vis e cedeva ai clienti - minorenni - l’hashish.
Ma c’era anche il magazziniere, che stazionava alla radice del Molo Audace con il compito di fare la guardia alle “mini-dosi” già confezionate nel cellophane e nascoste tra le vicine siepi lungo le Rive. E c’era anche il “corriere” che si metteva in bocca la roba per poi consegnarla al venditore. Poi, infine, c’era il guardiano pronto a lanciare un fischio per avvisare i suoi dell’arrivo di una pattuglia della polizia o dei carabinieri.
Solo due di questi personaggi sono attualmente in carcere. Si tratta di Ian Mohammad, 28 anni, e di Ibrahim Hussaini Said, 31 anni. Gli altri di fatto sono liberi, appunto in attesa di giudizio. Le proposte di patteggiamento formulate dal pm Federico Frezza - così emerge nell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare - sono sicuramente severe. Per chi ha ceduto droga ai minorenni, la proposta è di un anno e sei mesi. Mentre per chi lo ha fatto rivolgendosi a soggetti di età maggiore di 18 anni, la proposta è di un anno e due mesi.
Ma che non si tratti di personaggi di poco conto lo si capisce per esempio dal fatto che l’Ics aveva dichiarato riguardo Ibrahim Hussaini Said, che in un primo momento era ai domiciliari, di non essere disposto ad accogliere i rifugiati sottoposti alla misura che priva della libertà personale in quanto incompatibile con il progetto di accoglienza.
E per questo motivo su richiesta del pm Frezza il gip Laura Barresi aveva revocato appunto i domiciliari. Ibrahim era stato inchiodato dai filmati di svariati episodi, tra i quali uno che annoverava come compratore un quindicenne, quindi un minore.
«Tenevo l’hashish per me, per uso personale, l’ho ceduta solo a chi me l’ha chiesta, non sono uno spacciatore, voglio solo ottenere l’asilo», si era difeso Ibrahim nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Gli altri profughi-pusher presi dalla polizia, ritenuti i gestori del “supermercato” dell’hashish sul Molo Audace sono sempre rimasti fuori dal Coroneo.
Una decisione, quest’ultima, in ossequio al cosiddetto “quinto comma” della legge antidroga, di più recente applicazione, che esclude misure cautelari nell’attesa del giudizio per chi è accusato di “fatti di lieve entità”, per i quali è prevista, in linea teorica, una reclusione inferiore ai quattro anni.
Decisivi alla fine, così quantomeno si può desumere con il Codice alla mano, si erano rivelati gli accorgimenti usati dagli stessi spacciatori, dai comportamenti non casuali: erano attenti, quasi in maniera maniacale, nel portarsi addosso e vendere, sempre e comunque, microdosi. Roba, spesse volte, da un grammo per 10 euro, non di più, per ogni singolo “affare”.
In un primo momento assieme a Ibrahim Hussaini Said era finito in carcere anche Saeed Muhammad Fawad, pakistano. Il motivo? Arrestato e messo ai domiciliari, ne era pacificamente evaso dopo qualche ora, e alla fine era stato incarcerato su decisione del gip Luigi Dainotti.
Gli altri nomi sono quelli di Zahedullah Akhonzada, 23 anni; Romal Ahmadi, 19 anni; Mazzullah Ahmadi, 23 anni; Ramin Safi, 19 anni; Ullah Nasir, 23 anni; Said Sadat Kazemi, 25 anni; Rasheed Khan Angeerani, 29 anni; Urmat Ullah, 23 anni; Shapor Haidar, 25 anni; degli iracheni Ahmad Barzan Fatah, 19 anni, e Ihad Mahmud, 19 anni; di Assen Bertali, 26 anni (bulgaro), e di Faisal Shanzad (pakistano), 31 anni.
In un primo momento anche Shapor Haidar e Ibrahim Hussaini Said erano stati arrestati. Poi, dopo l’interrogatorio di garanzia, erano finiti ai domiciliari. Poi revocati per Ibrahim Hussaini Said. Il “vecchio” della gang Rasheed Khan Angeerani era stato bloccato con in tasca un biglietto ferroviario per la Germania, dove stava scappando. Difensori sono gli avvocati Isabella Passeri, Deborah Berton, Maria Genovese, Marco Fazzini, Marina Rizzi e Andrea Di Roma.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo