Trieste, Redaelli chiude le porte in faccia alla Fiom

TRIESTE L’amministratore delegato della Redaelli Giuliano Ambroset aveva appena negato che esistesse un problema di rapporti sindacali con la Fiom, quando zac! il giorno seguente, neanche a farlo apposta, il segretario del sindacato Sasha Colautti viene messo alla porta dal responsabile di produzione nello stabilimento triestino Renzo Rambaldini.
E il braccio di ferro tra l’azienda, da poco passata all’austriaca Teufelberger, e i metalmeccanici cigiellini rischia di scivolare dalla dura dialettica al contenzioso legale: infatti Colautti preannuncia un passo in sede giudiziaria per comportamento anti-sindacale.
Le cose, secondo il racconto di parte Fiom perché la Redaelli non ha voluto rilasciare dichiarazioni sull’accaduto, sarebbero andate nel seguente modo. Nel rispetto dei termini normativamente previsti, il sindacato ha avvertito Confindustria che avrebbe convocato, nel sito Redaelli sul Canale navigabile, un’assemblea venerdì 3 (cioè ieri) tra le 13.30 e le 14.30.
Nel comunicato era scritto due volte che le ore assembleari sarebbero state retribuite. All’ordine del giorno campeggiavano la situazione aziendale alla luce della recente cessione e gli accordi contrattuali vigenti alla luce di un integrativo firmato direttamente da Redaelli e dipendenti, avendo saltato a piè pari i sindacati.
Così ieri alle 13.30 Sasha Colautti si è presentato nella fabbrica sul Canale, ma, una volta entrato nel recinto aziendale, è stato avvicinato e accompagnato fuori dal funzionario della Redaelli.
Ha preferito non chiamare i lavoratori all’esterno per effettuare egualmente l’assemblea e si è messo a chiamare un po’ di numeri: Digos, Carabinieri, Confindustria. È affluita una vettura dell’Arma e i militi hanno raccolto un verbale con le dichiarazioni di parte sindacale e datoriale. È giunto anche il segretario della Cgil, Michele Piga, per verificare cosa stesse accadendo.
«La questione Redaelli - ha commentato Colautti - non è destinata a finire qui. Il tema sarà ripreso all’assemblea generale Fiom dell’8 febbraio (dove Colautti arriva dimissionario e ancora non sa se si ripresenterà alla segreteria, ndr) e al più presto riconvocheremo una riunione con i lavoratori all’interno dello stabilimento». Tra l’altro da tempo Fiom ha chiesto un incontro con l’azienda, soprattutto per comprendere le possibili ripercussioni sul sito triestino derivanti dal passaggio da Severstal a Teufelberger.
La guerra Fiom/Redaelli era deflagrata quando nell’agosto dello scorso anno il sindacato aveva sollevato un caso inusuale, ovvero la firma dell’integrativo da parte dell’azienda e dei dipendenti (ancora al tempo di Severstal), senza il coinvolgimento dei sindacati. Redaelli lo aveva potuto fare, perché l’organico della fabbrica consente un’intesa “diretta”, a prescindere dalla partecipazione sindacale.
Restava però un indubbio vulnus di carattere politico, perché la Redaelli è un gruppo di rilievo nazionale, che occupa quasi trecento addetti, che fattura oltre 90 milioni di euro, che ha un indubbio appeal come produttrice di funi-record destinate all’offshore marino e alle grandi costruzioni (come gli stadi del recente Mondiale calcistico brasiliano).
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