Trieste, rivoluzione nei reparti Arrivano i superprimari

Definito l’ultimo atto della riforma sanitaria. Istituiti 15 nuovi Dipartimenti affidati ad altrettanti direttori. Sinergia rafforzata tra ospedale e Università
Una immagine dell'ospedale di Cattinara
Una immagine dell'ospedale di Cattinara

Rivoluzione in ospedali e distretti. Il terzo round della riforma sanitaria porta in dote a Trieste una riorganizzazione di reparti e funzioni. Nascono 15 nuovi dipartimenti, con altrettanti “super direttori”. Il passaggio è contenuto nell’Atto aziendale dell’Asuits, un documento che il direttore generale Nicola Delli Quadri definisce “storico”, frutto di un anno di lavoro con decine di riunioni tra dirigenti, medici e sindacati. Il processo di riforma, di fatto, è concluso. «Adesso siamo capaci di fare insieme assistenza, didattica e ricerca», commenta il dg. Pronta pure l’informata di dirigenti.

La riforma L’Atto aziendale sancisce l’ultima fase della riforma. È la legge regionale del 2014 che aveva fuso l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 1 “Triestina” con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” dando vita all’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata. È l’Asuits, il grande ombrello sotto cui lavorano 4.340 dipendenti tra medici, infermieri, Oss e amministrativi. C’era la cornice ma mancava il contenuto, certificato ora dal pezzo di carta che risistema reparti, primari e compiti. Un assetto pensato per reggere una sanità non più separata tra cure ospedaliere e territoriali o dalla parte universitaria. L’intento è avviare percorsi di diagnosi, assistenza e riabilitazione capaci di far fronte a una popolazione sempre più vecchia e con malattie croniche che i dottori di corsia, da soli, non possono più gestire sul lungo periodo. I super dipartimenti L’Atto aziendale manda a battesimo 15 Dipartimenti con altrettanti dirigenti a cui è assegnato il ruolo di coordinamento dei vari reparti collegati. Due le entità inedite: il Dipartimento di assistenza territoriale (l’attività dei distretti, ad esempio) e di assistenza ospedaliera (l’attività clinica), assegnati rispettivamente ad Emanuela Fragiacomo e a Lucia Pelusi.

«Hanno il compito di lavorare assieme, devono integrarsi», sottolinea Delli Quadri. Ecco il Dipartimento emergenza, urgenza e accettazione (Umberto Lucangelo), prima frammentato, e il Dipartimento cardiotorcovascolare (Gianfranco Sinagra) che accorpa a sé la Cardiologia, la Cardiochirurgia, la Chirurgia vascolare, la Pneumologia e la Cardiologia del territorio.

Così il Dipartimento di medicina (Giuliano Boscutti) con dentro, oltre alle Medicine, anche la Nefrologia-Dialisi e la Geriatria. Di nuova creazione, al Maggiore, pure il Dipartimento di Ematologia, oncologia e infettivologia (Roberto Luzzati); il Dipartimento di Chirurgia (professor Nicolò De Manzini) comprende invece la Clinica chirurgica, la Gastroenterologia, la Clinica patologie del fegato e la Clinica urologica. L’elenco prosegue con il Dipartimento di Chirurgia specialistica (Roberto Di Lenarda), e con un altro grande contenitore, il Dipartimento di Neuroscienze, Ortopedia, Riabilitazione e Medicina del lavoro (Massimo Bovenzi); e, ancora, il Dipartimento di medicina dei servizi (Maurizio Ruscio) che fa convergere il Laboratorio (comprese le attività del Burlo e dell’area isontina), Microbiologia e Anatomia patologica. Infine il Dipartimento di Diagnostica per immagini (Maria Assunta Cova) e il Dipartimento di Medicina trasfusionale (Luca Mascaretti), che resta intatto analogamente ai Dipartimenti delle Dipendenze (Roberta Balestra) di Salute mentale (Roberto Mezzina) e della Prevenzione (Valentino Patussi).

I percorsi assistenziali Cosa cambia per un paziente? Con questa organizzazione si attivano precisi percorsi assistenziali pre e post chirurgici, gestiti sia dai distretti sia dagli ospedali nella presa in carico, nel ricovero e nelle cure successive. «È il tassello finale di un percorso articolato - afferma il direttore del Dipartimento di Chirurgia specialistica, Roberto Di Lenarda, assieme al direttore generale Delli Quadri un po’ la mente dell’intero riassetto - cominciato con l’istituzione dell’Azienda unica. Ora sappiamo chi fa cosa, con quali obblighi e funzioni. È un mondo unico integrato: quindi l’università non fa più solo ricerca e didattica ma è pienamente inserito all’interno dell’assistenza. Così il medico ospedaliero non si occupa solo delle cure, ma pure lui è incluso nel mondo delle didattica e della ricerca».
 

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