Trieste: soste “fantasma” a Fiume, pioggia di multe

TRIESTE Una “pioggia” di raccomandate provenienti dalla Croazia si sta abbattendo in questi giorni sugli automobilisti triestini. In molti si sono visti notificare sanzioni relative a mancati pagamenti, riferiti alle scorse estati, per soste effettuate con le proprie vetture nei parcheggi di Fiume. Città in cui, e qui sta il bello, gli stessi automobilisti non ricordano pure di essere stati in quel periodo. Un vero e proprio caso di cartelle pazze, insomma, questa volta provenienti dalla Croazia.
Nei documenti firmati dal notaio croato Ivan Kukucka per conto dell’avvocato Marko Kuzmanovic si legge che per sanare la posizione (relativa, per esempio, a un ticket di 80 kune, pari a circa 10 euro) viene chiesto al proprietario dell’auto che avrebbe occupato abusivamente uno stallo a Fiume, un pagamento di 184 euro entro 8 giorni. Se si supera questo termine, il “prezzo” lievita a 250 euro. Soldi da versare in un conto appoggiato alla filiale triestina del Monte dei Paschi.
Si tratta - bisogna sottolinearlo - di veri e propri decreti ingiuntivi che, in linea teorica, possono essere acquisiti dalla magistratura italiana, con tutte le conseguenze che arrivano fino pignoramento. «L’unica cosa da fare in caso di errore - spiega l’avvocato Shain Lou Pacheco Vinkovic, il cui studio opera in parallelo con quello di Kuzmanovic - è inviare una lettera in cui il proprietario dell’auto dichiara di non essere stato a Fiume nel giorno indicato». Ma poi - è bene saperlo - la procedura sarà annullata solo dopo una sentenza del giudice croato. Tant’è che l’Aduc, l’associazione dei diritti dei consumatori, laconicamente rileva nel proprio sito che pagare «è la strada sicuramente meno onerosa in termini economici. Ma significa rinunciare a far valere i propri diritti».
Dietro a queste ingiunzioni - in parte attribuite a nomi sbagliati - c’è un vero e proprio groviglio giuridico che interessa le norme europee, così come quelle italiane e croate. Un costoso groviglio che di fatto è inestricabile. Anche perché, secondo la norma croata, i termini per l’opposizione scadono dopo appena 8 giorni. Poi occorre affidarsi a un avvocato croato. Oppure si può denunciare alle forze dell’ordine in Italia la richiesta specificando che nella data indicata ci si trovava altrove, possibilmente allegando una dichiarazione di un testimone. Se uno non paga e lascia perdere, rischia di far attivare la medesima procedura in Italia, secondo le norme comunitarie. Procedura che può portare anche al pignoramento di un bene.
Spiega Vinkovic: «La questione riguarda alcune società comunali che gestiscono i parcheggi. Queste aziende ci hanno incaricato di incassare i soldi relativi alle soste abusive. Nel nostro mandato queste società ci hanno delegato ad aprire appositi conti correnti all’estero».
Poi aggiunge: «Sappiamo che ci possono essere stati degli errori e che qualche targa potrebbe anche essere stata clonata. Per questo diamo la possibilità di dichiarare l’estraneità. Abbiamo previsto che all’invio di migliaia di decreti di esecuzione in tutta Europa potesse esserci una fisiologica quantità che ammonta al 2 per cento di errori risalenti a prima che le società dei parcheggi si dotassero dei sistemi elettronici per l’inserimento dei dati».
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