Trieste, guerra delle multe tra giudice e Comune

Battaglia legale sull’aumento dell’importo in caso di ritardo nei pagamenti. Due triestini hanno vinto in prima istanza
Battaglia tra un giudice di pace e l’amministrazione comunale sulla maggiorazione delle multe
Battaglia tra un giudice di pace e l’amministrazione comunale sulla maggiorazione delle multe

TRIESTE Quei foglietti bianchi sul parabrezza non sono certo biglietti di cortesia, così come quelli che dopo un paio di mesi spuntano implacabili dalla cassetta della posta. Si chiamano multe, anche quando scivolano tra vecchie buste, documenti e bollettini dimenticati. Tanto dimenticati che lievitano fino a raddoppiare, per poi raggiungere cifre sempre più indigeste man mano che passa il tempo. Ma c’è chi si oppone, ingaggiando battaglie legali che potrebbero (potrebbero) concludersi favorevolmente.

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Lasorte Trieste 01/06/10 - Minerva, Presentazione Libro Il Filo del Male, Carlo Mastelloni,

Sono due per il momento i casi di automobilisti triestini a cui il giudice di pace ha dato ragione, dichiarando illegittima la somma aggiuntiva applicata per il mancato pagamento. Il Comune di Trieste, che quei soldi li vuole incassare, non si è dato per vinto. Un braccio di ferro, insomma, che rischia di creare un precedente di non poco conto, quel che basta per invogliare altri cittadini “imbufaliti” per la multa “maggiorata” a fare altrettanto.

I due casi sono finiti sul tavolo della giunta che, con una doppia delibera votata pochi giorni fa, ha deciso di insistere in tribunale presentando appello. La prima delibera fa riferimento alla sanzione comminata a una donna che, a febbraio, si era rivolta al giudice di pace sollecitando una verifica delle somme richieste a titolo di “maggiorazione” sui verbali contestati.

In agosto il giudice si è espresso con una sentenza che dichiara «nulle» e «inefficaci» le cartelle di addebito inviate, oltre che «inesistente» il diritto per il municipio di pretendere l’importo. Ma il Comune non ci sta, ritiene il pronunciamento «ingiusto» perché fondato «su una lettura erronea e parziale della normativa di riferimento», si legge nel carteggio.

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Basato, a sua volta, su un unico atto della Corte di cassazione che non terrebbe conto di provvedimenti antecedenti e di altri successivi. Di qui la scelta, su spinta dell’assessore competente Matteo Montesano, di battersi in appello affidando all’avvocatura comunale le pratiche processuali. Stesso discorso per l’altro ricorrente.

Ciò che viene contestato, tecnicamente, è il balzello del 10% sulla cifra richiesta per ogni semestre che trascorre da quando il Comune si attiva per passare all’incasso. Funziona così: una multa di divieto di sosta può costare attorno ai 40 euro. Saldandola entro 5 giorni si beneficia di uno sconto del 30%, altrimenti si deve pagare l’importo pieno. Che però, stando a quanto prevede il codice della strada, raddoppia dopo 60 giorni.

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È proprio il Comune, attraverso Esatto, a recapitare l’avviso di sollecito con il conto più salato. Se anche questo finisce nel dimenticatoio, per colpa o dolo, scatta la cartella esattoriale. Il municipio può farsi avanti subito oppure no: dopo sei mesi, che partono dal sessantesimo giorno, è un ulteriore 10% che cresce esponenzialmente per ogni semestre che gli uffici impiegano a mobilitarsi. Il Comune ha 5 anni di tempo per far emettere la cartella esattoriale.

«Certo, se si volesse fare cassa, basterebbe attendere il più possibile», osserva il comandante della polizia locale Sergio Abbate. «Ma - assicura - siamo tra i più veloci d’Italia ci muoviamo non oltre un anno e mezzo, infatti in questo periodo stiamo lavorando su multe del 2014». È comunque proprio su quel balzello del 10%, da quanto risulta, che i due cittadini hanno fatto ricorso. Anche perché sommando tutte le voci, insieme all’aggio di Equitalia, la cifra complessiva alla fine supera abbondantemente i cento euro. Sempre che si tratti di una banale contravvenzione da divieto di sosta, altrimenti per altre violazioni gli importi sono decisamente più pesanti.

Il giudice di pace, in sostanza, ha detto no obiettando che la “maggiorazione” deve riguardare i tributi e non le sanzioni. Tuttavia, altri pronunciamenti della Cassazione si erano espressi diversamente. E allora il Comune ha deciso di dare battaglia. «Non è una cattiveria nei confronti dei cittadini – spiega ancora Abbate – ma, norme alla mano, dobbiamo procedere in questo modo anche per avere chiarezza su come comportarci in seguito. Il mio consiglio personale, comunque, è pagare subito. Così facendo, oltre a evitare di far fronte a somme ben più pesanti, è possibile usufruire dello sconto».

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