Trieste, trentanove negozi chiusi in meno di 300 metri

Via Madonnina simbolo della crisi. Il calzolaio: «Nessuna riqualificazione». Il titolare di “Vatta”: «Nessun ricambio»
VIa Madonnina vanta il record cittadino dei negozi chiusi
VIa Madonnina vanta il record cittadino dei negozi chiusi

TRIESTE Non sanno più a che santo votarsi, checché ne dica il nome. In via Madonnina sgranano rosari, ma ha vinto il malocchio, non ci sono dubbi. Mai si è visto a Trieste concentrarsi, in un’unica strada, tanta sfortuna.

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Tanta davvero. In duecentocinquanta metri, centimetro più centimetro meno, si contano ben trentanove serrande abbassate. Tanti hanno salutato da mo’, altri si sono appena arresi. È un’autentica strage, per un quartiere popolare e popolato come Barriera in qualche modo rinato negli ultimi anni grazie alle riqualificazioni urbanistiche, che invece hanno tagliato fuori proprio questa via.

E qui starebbe la causa, almeno a sentire quei pochi sopravvissuti, che ha messo in ginocchio l’intero tratto che collega Barriera a San Giusto e San Giacomo. Insieme a un commercio che cambia e che ha spazzato nel giro di qualche anno le botteghe sotto casa. Con loro le piccole abitudine di chi abita da queste parti: prendere pane e latte lì, bere il caffè più in là. Cominciando dalla base della via, la moria è subito evidente.

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Dal civico 5 al 7, in un pugno di numeri, ecco un ristorante e un magazzino in affitto, un negozio di ricambi di elettrodomestici chiuso e, di fronte, un paio di locali in vendita. All’ingresso di uno dei due è rimasto ancora il menù appeso. Qualche passo appena e ci si imbatte in altri negozietti con il lucchetto.

Al numero 9, se lo ricordano un po’ tutti, si compravano articoli sanitari, ma non è andata bene. Lo spazio è stato rilevato da una famiglia del Bangladesh che ne ha fatto un locale per telefonare e usare internet. Ottimo, fino a un po’ di tempo fa, per tutti gli immigrati che vivono nei paraggi. Ma non avevano ancora fatti i conti con gli smartphone che tutti, oggi, hanno comodamente in tasca.

Pochi resistono, come Davide Auber che lavora accanto da ventiquattro anni. Fa il calzolaio, mestiere già di per sé in via d’estinzione. «Il commercio non è più quello di una volta, si spende sempre meno – riflette – e ci sono i grandi centri commerciali con prezzi più bassi. Il piccolo negozio non va più. Inoltre questa parte è stata esclusa dalla riqualificazione».

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Via Madonnina così come i viottoli intorno. Marciapiedi rotti, sporcizia, degrado, puzza. Case vecchie e malconce, spazzatura abbandonata per terrra. Una volta qui il commercio pulsava, con le sue salumerie, panetterie e macellerie. La via, certo, non è mai stata gli Champs-Élysées, ma c’era un po’ tutto.

Va da sé che oggi, qui, a uno passa la voglia di andare in pizzeria o semplicemente a prendersi un caffè. Meglio altrove, in centro. O basta semplicemente attraversare la strada, nel fronte opposto del rione, in via Foschiatti e dintorni. Lì, dove hanno riasfaltato e pedonalizzato, la vita non manca. È tutto un pullulare di vetrine, insegne luminose e tavolini dei bar.

«Ma non è solo questo il motivo», commenta il signor Sergio dalla storica ferramenta “Vatta”, un’istituzione in via Madonnina fin dal ’59. Anche lui un sopravvissuto, insieme al calzolaio e pochissimi altri.

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«Il problema è anche il ricambio generazionale, oltre al calo del lavoro. Io ho 78 anni – spiega – e dopo di me non verrà nessuno. Quando andrò in pensione io chiuderò, come han fatto tutti. Un tempo questa strada era una piccola Broadway della città, avevamo anche un teatro che poi è diventato un’autorimessa. Anni fa si parlava di cambiare il senso di marcia alla strada, ma poi non se n’è fatto nulla».

Fino al ’98 gli esercenti della zona si erano pure messi insieme nell’associazione “Madonnina nuova”: erano in quarantasei, beneficiavano di contributi della Camera di Commercio e si mettevano da soli anche le luminarie per il Natale. Ora solo serrande abbassate, scarabocchiate dai writers e cartelli con scritto “vendo”, “affitto”, “cedo”. Poco più in là, nel cuore di Barriera, è tutta un’altra musica. Via Oriani e piazza Garibaldi con i suoi negozi gestiti soprattutto da serbi e cinesi ha un altro volto. Gente che passeggia, guarda le vetrine ed entra nei bar. Chi svolta su via Madonnina lo fa soltanto per tornare a casa. Una via dormitorio.

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