Trimestre di lavoro in frenata: Flex lascia a casa 23 precari

TRIESTE Una doccia ghiacciata. Ieri l’altro le delegazioni sindacali si accingevano a incontrare la dirigenza dello stabilimento triestino Flex, auspicando di riprendere la trattativa per dare maggiore stabilità contrattuale a 23 lavoratori precari (somministrati nel politicamente corretto), che non erano rientrati nel riassetto occupazionale dell’ottobre 2018 (100 conversioni a tempo indeterminato e 127 passaggi in “staff leasing”) annunciato al Mise.
Macché trattativa, macché miglioramento delle condizioni contrattuali: l’azienda, che produce materiali elettronici, ha comunicato che i 23 precari se ne andranno a casa, perché il terzo trimestre non è andato bene e il quarto dovrebbe confermare il trend discendente dei tre mesi estivi. Per governare questa contrazione di mercato, Flex non solo alleggerisce l’organico, ma, a fronte dello “scarico” di lavoro, decide di “sfogare” un po’ di ferie degli oltre 600 dipendenti. I sindacati restano di sasso. Si erano lasciati con l’azienda, prima delle ferie, a fronte di un quadro ben diverso. Adesso la situazione va ripensata e domani mattina, con due round assembleari alle 9.30 e alle 13.30, le sigle affronteranno il comprensibile malumore della fabbrica: non si esclude che si decidano forme di protesta. Venerdì al tavolo sedevano per Flex Silvia Sforzini e Sergio Bosso, mentre i sindacati erano schierati con categorie e “rsu” avendo come capi-delegazione Marco Relli (Fiom), Alessandro Gavagnin (Fim), Antonio Rodà (Uilm), Sasha Colautti (Usb).
A narrare gli eventi Rodà e Colautti. «Due ragioni per essere preoccupati - dice Rodà - perché l’ennesima difficoltà congiunturale della Flex viene scaricata sui lavoratori e perché temiamo che la difficoltà congiunturale possa diventare strutturale». «Parliamoci chiaro - prosegue l’esponente della Uilm - Flextronics è arrivata a Trieste nel 2015 e in quattro anni lo stabilimento non è mai decollato, non abbiamo ancora visto la diversificazione produttiva che ci era stata garantita».
Colautti è incline a una prova di forza con l’azienda, che non si sarebbe comportata correttamente neanche con i livelli istituzionali. «A luglio - ricostruisce - abbiamo segnalato all’assessore regionale Rosolen che qualcosa non andava. Per esempio, lo spostamento di produzioni a Timisoara. Flex ha rassicurato la Rosolen che a sua volta ci ha riconvocato per rassicurarci». «Adesso, a distanza di un paio di mesi - attacca il sindacalista di base -, nuovo cambio di fronte. Per ogni flessione di vendite, gente a casa: non si fa così. Flex ha bisogno di una risposta adeguata ma i lavoratori hanno bisogno di politiche industriali in grado di dare fiducia e certezza». —
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