Anziani truffati a Trieste: messaggi e telefonate con i nomi e i volti di veri carabinieri
Utilizzati falsi profili WhatsApp dei comandanti Migliozzi e Vitagliano, volti noti associati alla legalità e alla sicurezza, per chiedere cauzioni e convocare in caserma il malcapitato di turno

Pur di mettere a segno la truffa si spacciano per chi questo reato cerca di combatterlo. Gli autori dei raggiri ai danni degli anziani (e non solo) si fanno sempre più sfacciati. Al punto da arrivare addirittura a utilizzare falsi profili WhatsApp degli alti ufficiali dell’Arma triestina e regionale per chiedere cauzioni non dovute o fingere di convocare nella caserma di via dell’Istria il malcapitato di turno. È la nuova frontiera della piaga che da ormai due anni attanaglia la città.
Se finora abbiamo visto utilizzare identità inventate di fantomatici marescialli, negli ultimi giorni i malviventi hanno fatto un salto di qualità, “scalando” le gerarchie dell’Arma. Non più generalità fantasiose, dunque, ma nomi reali. Due su tutti: il generale di Brigata Gabriele Vitagliano, comandante della legione carabinieri Fvg, e il colonnello Gianluca Migliozzi, comandante provinciale di Trieste.
Sfruttati i volti della legalità
Graduati dell’Arma che hanno fatto del contrasto alle truffe una delle loro priorità, mettendoci anche la faccia attraverso appelli a mezzo stampa, campagne di sensibilizzazione e resoconti di operazioni. Volti e nomi noti, quindi, che attraverso i giornali, la stampa e le tv hanno raggiunto le case dei cittadini, soprattutto dei più anziani. Volti e nomi associati alla legalità e alla sicurezza. Ed è proprio questo il motivo per cui i truffatori se ne sono serviti nella speranza che qualcuno abboccasse. Per chi sguazza nel mondo delle truffe, creare un profilo verosimile è un gioco da ragazzi. Basta una semplice ricerca in rete per reperire le foto in uniforme dei due ufficiali da usare come foto profilo su WhatsApp, con tanto di nome visibile agli utenti.
Richieste non veritiere
Sono già diversi i casi registrati in pochi giorni di triestini che hanno ricevuto telefonate o messaggi da chi si spacciava, appunto, per i due vertici dell’Arma, avanzando richieste che i veri carabinieri mai si sognerebbero di fare. Soldi di cauzioni per rilasciare parenti trattenuti in arresto o in stato di fermo per gravi reati o convocazioni anomale in caserma, accampando i pretesti più disparati. In quest’ultimo caso lo scopo con tutta probabilità era quello di far lasciare l’abitazione incustodita così da poterla svaligiare oppure circuire con maggiore facilità chi fosse rimasto all’interno.
Le segnalazioni arrivate all’Arma (vera) hanno fatto scattare subito le contromisure. «Diffidate di questi contatti» è l’appello dell’Arma provinciale. «I carabinieri non chiedono mai denaro per alcun motivo né telefonicamente né di persona – mettono in guardia dal comando di via dell’Istria –. Non fidatevi di chiamate o messaggi che fanno riferimento a presunti o sospetti atti giudiziari, convocazioni urgenti o richieste economiche».
I consigli per difendersi
I consigli per difendersi dalle truffe restano quelli di sempre, ma è bene ricordarli. «Contattate subito il 112 per segnalare l’accaduto – prosegue l’Arma in una nota –. Non fornite informazioni personali o bancarie. Non consegnate denaro o oggetti di valore a nessuno. Interrompete immediatamente la comunicazione». I militari triestini, come del resto tutte le altre forze dell’ordine e le autorità, non si stancano mai di ripetere che per arginare questo fenomeno è fondamentale la prevenzione.
Da qui l’impegno incessante nelle campagne di sensibilizzazione. Qualche esempio? I video proiettati a bordo degli autobus della Trieste Trasporti, i volantini anti-truffa distribuiti negli esercizi pubblici, nei bar e nei punti vendita di illycaffè e gli incontri informativi nei luoghi frequentati dai più agée (centri anziani, parrocchie, biblioteche). «La sicurezza si costruisce insieme – conclude l’Arma –. Parlate con i vostri cari, soprattutto con anziani e persone fragili, per metterli in guardia da questi pericoli». —
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