Tumori, Trieste ha il primato in regione per i veleni nell’aria

I ricercatori dicono che in città c’è un’incidenza maggiore del 14 per cento rispetto alle altre comuni del Friuli Venezia Giulia. La causa sarebbe nell’ambiente
La Pet-Tac, macchina fondamentale per la lotta ai tumori
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TRIESTE.
I tumori sono in aumento a Trieste, città che ha comunque la maggiore incidenza in regione. Di media la malattia colpisce il 14% in più anche se per l’apparato respiratorio è Gorizia a essere diventata la maglia nera, e Trieste migliora. Nessuno azzarda spiegazioni certe e inconfutabili, ma le ipotesi si sommano e alla fine convergono sulla teoria di Umberto Veronesi, il più grande oncologo italiano: la causa sta nell’ambiente. Pur sdrammatizzando il fatto, e attribuendo i numeri al risultato dei più intensi controlli di prevenzione, sull’evidenza è d’accordo Giorgio Mustacchi, direttore del Centro oncologico dell’Azienda sanitaria: «Trieste ha i tumori di una grande città, e i difetti del nostro tempo: alto consumo di carne, sedentarietà, fumo».


Recenti analisi, e sondaggi appena realizzati in Slovenia, dicono che nel mare si trovano percentuali superiori alla media di metalli e idrocarburi, sedimentati in acqua anche per «deposito» di polveri, e qui l’origine non è in dubbio, riporta con certezza agli effetti della Ferriera e dell’inceneritore. Alle foci dell’Isonzo c’è un’alta concentrazione di mercurio, misurata solo pochi mesi fa dagli analisti sloveni che studiano lo stillicidio prodotto dalla vecchia miniera di Idria.


La bora infine porta via le polveri sottili ma le sostituisce probabilmente con le polveri di carbone provenienti dalla città istriana di Fianona, dove ancora si dibatte se aprire una terza centrale.


Su questi temi si terrà l’8 maggio nella sala conferenze del Mib al Ferdinandeo un convegno dal titolo «Medicina, ambiente, salute» alla quale partecipano medici della International society of doctors for environment, medici per l’ambiente, insomma. Marijan Nabergoj, specialista in Tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio dell’ospedale Maggiore, che parlerà di inquinamento atmosferico e danno polmonare, ha una posizione chiara: «In realtà non siamo in grado di sapere quanto l’aria a Trieste è inquinata, perché spesso le centraline dell’Arpa dopo un giorno di picco nelle polveri sottili interrompono la rilevazione, di conseguenza i Comuni non hanno una veritiera informazione in base alla quale agire. Avere una misurazione concreta della diossina è quasi impossibile, abbiamo provato a realizzare analisi in autonomia, ma si possono fare solo a Venezia e un singolo esame costa 1000 euro per via universitaria, a un privato forse 10 mila. L’amianto, poi, ha tragiche conseguenze a Trieste».


Nabergoj è a conoscenza di uno studio, datato però 1997, in cui dagli esami autoptici era risultato che per i residenti nella zona Ferriera-inceneritore è due o tre volte superiore la possibilità di ammalarsi di tumore.


Dell’inquinamento nel golfo di Trieste si occuperà, in quel convegno, Mariano Cherubini, fino al 2007 docente di Chirurgia a Cattinara, ma da anni attivo sul fronte della medicina preventiva anche in collaborazione con Renzo Tomatis, il grande oncologo ed epidemiologo morto tre anni fa. Cherubini è al corrente delle indagini slovene sulle acque e il mercurio, ma afferma: «Per dedurne danni alla salute bisognerebbe dimostrare un’alta concentrazione nel pesce. Un documento Arpa del 2006 certifica concentrazioni elevate di arsenico, cromo, zinco e alluminio tra Punta Sottile e Punta Sdobba, alle foci dell’Isonzo ci sono cadmio, nichel e piombo oltre al mercurio, nell’area slovena anche idrocarburi, nella Baia di Muggia sono sedimentati in acqua rame, piombo, zinco. Si ricorderà la ricerca realizzata nel 2008 da medici di varie discipline (Tominz, Bovenzi, Germano, Mustacchi) che certificava a Trieste il 14% in più di tumori rispetto alla regione».


Quello studio diceva: melanomi con un indice tra 22 e 25 su 100 mila abitanti, a fronte di una media regionale di 17-18; per l’utero di oltre 6 (3,5 la media); maggiore incidenza per colon, seno, polmone, vescica. «A Trieste aumentano i casi alla prostata e al seno - prosegue Cherubini -, quelli al polmone diminuiscono negli uomini e aumentano nelle donne. Tutti si concentrano - conclude - sulla prevenzione secondaria, cioé sulla diagnosi precoce, troppo poco sulla prevenzione primaria, cioé sul preservare un ambiente sano. È scientificamente dimostrato: il calo di polveri sottili allunga la vita».


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