Turni, ritmi di lavoro e indennità: lo sciopero dei 400 di Amazon

Lunedì 22 marzo gli addetti dei centri regionali e i “driver” incroceranno le braccia: è la prima volta che accade
Il deposito di smistamento Amazon di Fiume Veneto è stato inaugurato nel 2019 ed è il più grande in regione
Il deposito di smistamento Amazon di Fiume Veneto è stato inaugurato nel 2019 ed è il più grande in regione

TRIESTE. Dal quartier generale italiano del colosso Usa non trapelano dichiarazioni. Amazon, per il momento, ha scelto il silenzio davanti allo sciopero generale dei dipendenti del gruppo, il primo in Italia, che si svolgerà lunedì 22 marzo. Incroceranno le braccia anche i dipendenti dei due centri di deposito presenti in Friuli, quello di Fiume Veneto inaugurato nel settembre del 2019 e quello di Colugna (Tavagnacco) che ha aperto i battenti nel novembre scorso, con l’assunzione di 20 addetti interni, oltre a una quarantina dell’indotto. Numeri di occupati che via via, con il successo del brand più famoso nel mondo per le vendite online, si sono fatti anche in Friuli più importanti. Tanto che oggi, a ruotare nell’orbita del marchio inventato da Jeff Bezos (uno degli uomini più ricchi del mondo) vi sono circa 400 persone, secondo il report della Cgil.

E sono proprio i rappresentanti sindacali Valentino Lorelli (segretario generale Filt Fvg) e Flavio Venturoso (Filt Fvg) che evidenziano i motivi dello sciopero, che sono presto detti. Ovvero la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro effettivi, la contrattazione dei turni, un corretto inquadramento, clausole sociali per il mantenimento del lavoro in caso di cambio del fornitore, indennità per il rischio Covid e per gli eventuali danni, criteri di stabilizzazione per i precari. In una parola, contrattazione. È quanto chiedono tutti i lavoratori della filiera di Amazon. Circa 40 mila addetti a livello nazionale – e almeno 400 in regione, in buona parte “driver”, che ruotano attorno ai due centri di Fiume Veneto e Sgonico e al magazzino di Colugna, alle porte di Udine.

A indire la protesta, per l’intera giornata, le segreterie nazionali dei sindacati di categoria, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, dopo l’interruzione della trattativa sul contratto di secondo livello della filiera Amazon. «Uno stop brusco – spiegano Valentini Lorelli e Flavio Venturoso – causato dall’indisponibilità dell’associazione datoriale ad affrontare in modo positivo e costruttivo le legittime richieste poste dai sindacati a nome di una categoria di lavoratori fortemente esposti agli effetti della precarietà, a carichi resi insostenibili dalla crescita del commercio online, a un mancato riconoscimento della durata e della pesantezza effettiva dei turni, con ritmi che arrivano, per i driver, fino a 180-200 consegne al giorno.

A scioperare – spiegano ancora Lorelli e Venturoso – sono le persone che, mai come in questo ultimo anno, ci hanno permesso di ricevere nelle nostre case ogni tipologia di merce in piena comodità. Si tratta di un esercito composto da migliaia di lavoratori che non si fermano mai e che costituisce la spina dorsale dell’e-commerce e della sua crescita». Una crescita di cui i lavoratori, però, vedono spesso soltanto le briciole, mentre aumentano esponenzialmente i profitti di colossi come Amazon, senza che parallelamente crescano le garanzie per chi opera nella filiera, sopportando interamente sulle proprie spalle le incertezze legate al traffico, a incidenti e contrattempi, al rischio di un cambio dei contratti di committenza e fornitura.

Da qui uno sciopero che apre la strada anche perché “trasversale” rispetto ai settori e alle tipologie contrattuali, riunendo lavoratori legati dalla comune appartenenza a una filiera che rivendica riconoscimenti e garanzie, chiedendo nel contempo solidarietà agli utenti. Utenti abituati, in particolare in tempo di pandemia, ad acquistare con un semplice clic, ma spesso senza chiedersi cosa ci sia dietro a tempi di consegna in 24 ore e garantiti almeno sei giorni su sette. 

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