Udine, l’Ogs sbarca in Friuli a 40 anni dal sisma

Inaugurato il nuovo Centro di ricerche sui terremoti. Tra gli obiettivi rafforzare il messaggio sulla prevenzione
Un'immagine drammatica del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976
Un'immagine drammatica del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976

TRIESTE. Debora Serracchiani taglia il nastro della nuova sede del Centro di ricerche sismologiche (Crs) in via Treviso a Udine. E, dopo aver visitato con il direttore Marco Mucciarelli il cuore operativo della rete di monitoraggio sismico del Friuli Venezia Giulia dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), rafforza il messaggio della prevenzione.

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I terremoti, si sa, non sono prevedibili. Ma, dice la presidente della Regione, «è tuttavia possibile da un lato costruire edifici antisismici, dall'altro dare informazioni alla popolazione nel momento della calamità e sui comportamenti da adottare». Il prima e il dopo di un evento che il Friuli ha ben conosciuto, purtroppo, 40 anni fa.

Il Centro inaugurato ieri nella sua nuova collocazione, a un passo dalla vecchia sede presente a Udine dal 1993 (mentre in precedenza, dal 1977, si lavorava in Castello), è una delle quattro sezioni dell'Ogs. Il suo compito è svolgere ricerche sulla sismicità e sulla sismogenesi dell'Italia nord-orientale e sviluppare e gestire la connessa rete di rilevamento sismico anche per fini di protezione civile.

A scuola di terremoti nella sede Ogs di Udine
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Negli uffici, laboratori e nella sala sismica, parole della presidente, «si possono ora continuare a svolgere molteplici attività che riguardano appunto la fase preventiva, fondamentale per mitigare gli effetti negativi di un'eventuale calamità».

Una cultura, quella della prevenzione, rimarcata anche dalla presidente Ogs Maria Cristina Pedicchio, che ha sottolineato l'importanza degli incontri con il mondo scolastico: «Vorremo con la Protezione civile accompagnare i cittadini verso una maggiore informazione della gestione del rischio. In occasione dell'anniversario del terremoto del 1976, Ogs ha non a caso proposto alle scuole laboratori didattici e un ciclo di visite al Centro».

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Visite che, da febbraio a maggio di quest'anno, hanno toccato quota 600. Inevitabile un riferimento al “miracolo” del 1976. «Il Friuli - aggiunge Serracchiani - è una terra che è stata capace di mettere in campo un modello fra i più qualificati di ricostruzione e di reazione alle emergenze».

«Un modello che non va dato per scontato perché, dietro a questo sistema, c'è un grande impegno di uomini e donne fatto di preparazione, formazione, aggiornamento». Un approccio che, aggiunge Pedicchio, va visto anche nell'ottica della collaborazione internazionale. «Lavoriamo con Austria e Slovenia per consolidare le reti di monitoraggio già esistenti».

Da parte del direttore Mucciarelli, infine, la conferma di un lavoro sempre più articolato: «La rete sismometrica sarà affiancata da strumenti e metodologie che permetteranno non solo di localizzare l'epicentro, ma di ricevere informazioni in tempo reale sull'impatto di un sisma su edifici di interesse strategico per la Protezione civile».

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