Ultimi tre giorni per votare Cittadini divisi fra ciclisti e chi non ama le biciclette

I correttivi proposti sono variegati, tanti per il ritorno all’antico E arrivano paragoni con l’estero: «Non siamo Amsterdam»

Rimangono ancora tre giorni per esprimere un parere sul nuovo assetto di corso Italia e in redazione lo scatolone con i coupon dei lettori è così pieno che alle volte risulta difficile inserire il talloncino ritagliato dal giornale.

In alcuni casi, prima del voto, c’è bisogno di agitare l’urna e rimescolare il contenuto. È questo il segno tangibile del successo riscosso dall’iniziativa promossa da Il Piccolo per ascoltare il parere dei goriziani. Quale tra le quattro opzioni sarà la preferita lo si scoprirà dopo lo spoglio previsto lunedì. Di certo c’è che le opinioni sono le più varie e che le sfumature non mancano. Marco Tortul osserva: «Sono favorevole alle piste ciclabili, ma mentre percorrevo questa in corso una macchina mi ha aperto la portiera e...». Il linguaggio verbale si interrompe e viene sostituito da quello non verbale con cui mima uno scarto a sinistra per fare capire che ha evitato lo scontro solo grazie ai riflessi. L’idea della ciclabile piace anche a Silvana Bernardinis che però precisa di non volere i parcheggi sui due lati. «Penso – dice – che il posteggio di via Manzoni sarà utile e che è ora di cambiare. Però mia sorella la pensa diversamente: vorrebbe tutto come prima».

Barbara Di Costanzo per evitare assembramenti ha portato le schede di alcuni amici. Claudia Furlan e il fratello Arrigo quelle di tre familiari. «Il tragitto che prima richiedeva tre minuti, ora ne richiede anche dieci. Bisogna tornare indietro». Anche Donatella Stratta si fa portavoce di un gruppetto: sei persone, tutte contrarie alla novità. Per Marisa Gardel, Gorizia non è Amsterdam («Dove tutti vanno in bicicletta») e per questo i controviali sono abbastanza larghi per ospitare anche i ciclisti. Come lei la pensa Fabrizio Famea che aggiunge: «Così la città è morta».

Daniela Orlandi ha lo studio in corso Italia e, oltre a considerare l’attuale assetto antiestetico e non funzionale, nota: «La sensazione è che ora ci sia meno passaggio. Prima chi usciva alla mattina dalla città, magari, si fermava per un caffè al volo nei bar, ora non può più; e con le fermate in via Duca d’Aosta il senso unico è scomodo anche per chi utilizza l’autobus, soprattutto per gli anziani». Ilva Greatti è pragmatica: «Se deve essere senso unico, per conto mio, si deve eliminare la fila di posteggi centrali e la ciclabile deve essere separata dalla strada con un cordolo». Paolo Danelon e la moglie Giuliana Piccini non hanno dubbi: per loro corso Italia deve tornare come era. —

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