Un artigiano triestino fa rivivere lo stile di Gronchi

Giorgi tra le firme dell’alta sartoria indossata anche dai capi di Stato che a Roma ripropongono in mostra alcuni completi dei Presidenti dal ’48 a oggi

Giorgio Napolitano predilige il classico. Sandro Pertini optava per uno stile più morbido e quasi casual. Enrico De Nicola amava invece sfoggiare il doppiopetto. Storie di presidenti, mutamenti sociali, costume e soprattutto alta moda. È quanto racchiude “La Stoffa del Presidente – sessant’anni di stile italiano visti attraverso l'eleganza dei Presidenti della Repubblica”, una mostra inaugurata pochi giorni fa (resterà aperta fino al 2 febbraio) nei Musei di Villa Torlonia a Roma, ideata dalla Camera europea dell'Alta sartoria e promossa da Roma Capitale con l’Assessorato alla cultura e alla creatività.

Una decina le firme dell’alta sartoria italiana radunate per l'occasione e impegnate a riprodurre fedelmente, tra colori e taglio, un abito presidenziale utilizzato durante le uscite ufficiali dal 1948 ad oggi. Nell’iniziativa c’è anche un frammento di Trieste con il ritorno alla ribalta dell’arte di Francesco Giorgi, il sarto di origine calabrese approdato giovanissimo in una bottega di Trieste e divenuto ben presto una delle firme più ricercate, anche tra i mercati non solo nazionali. Qualche anno fa un suo modello di smoking venne scelto dall'attore statunitense John Cusack per sfilare alla notte degli Oscar, ma alcuni dei suoi capi hanno trovato altre vetrine eccellenti, soprattutto in campo mediatico televisivo.

Di altro spessore questa volta la griffe di Francesco Giorgi, alle prese con la riproposta dell'abito più gettonato durante il mandato di Giovanni Gronchi, il terzo Presidente nella storia della Repubblica italiana, in carica dal 1955 al 1962. Tessuto di lana e seta, un “tre bottoni” raffinato, giocato sulla taglia 50 e sull'intrigante matrimonio delle tinte del blu e del marrone.

Lo stile preferito di Giovanni Gronchi rivive così sotto le luci dei saloni romani di Villa Torlonia grazie a Giorgi, tra l'altro egli stesso una delle anime della stessa Camera europea dell'Alta sartoria, organismo che pare ami spaziare tra le ottiche del mercato ma senza accantonare mai i profili culturali che avvolgono l'etica (e l'estetica) dell'artigianato, quello di classe: «Crediamo di aver dato vita a un progetto realmente prestigioso», sottolinea Francesco Giorgi al ritorno della vernice della mostra a Roma. «L'idea - aggiunge - è sorta lo scorso febbraio da Luigi Gallo, il presidente della Camera europea dell'Alta sartoria, e siamo riusciti a vararla nei temi e nei contenuti che ci eravamo prefissati. Si tratta infatti di una iniziativa pregiata ma anche popolare – ha aggiunto – in grado di raccontare in modo originale una parte del nostro Paese e di catturare l'interesse di tutti, anche dei più giovani. A Roma l'impatto è stato subito straordinario».

Studiare un lembo della storia attraverso pochi colori e molte sfumature, navigando tra l'etichetta del tempo e i tagli del linguaggio sociale. La Camera europea dell'Alta sartoria ha così tradotto il suo disegno originario. Ma Francesco Giorgi vuole fare ora di più e cucire qualcosa di speciale anche per Trieste: «Punto a fare della mostra un progetto itinerante e a partire proprio da Trieste – annuncia – l'idea è quella di poterla allestire nella bella stagione del 2014 e in una location degna, all'altezza. Dove? Ci sto pensando – ha aggiunto il sarto e docente – l'importante è realizzarlo e regalare presto alla città un evento originale e raffinato nella forma. Credo che la città lo meriti e possa apprezzarlo». Questione infatti di stile, anzi di stoffa.

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