Un cocktail di psicofarmaci, alcol e cocaina Così Marianna è morta fuggendo dal dolore
Non solo alcol e farmaci, ma anche cocaina. Ecco cosa ha ucciso la trentanovenne Marianna Pepe, l’ex campionessa nazionale di tiro a segno trovata morta nell’appartamento di un amico a Muggia lo scorso novembre. Un mix letale di sostanze, dunque, come rivela l’esito dell’autopsia e dei test tossicologici che il medico legale Fulvio Costantinides ha eseguito sul corpo della giovane, madre di un bimbo di cinque anni.
Nel registro degli indagati è finito Antonio Vidmar, l’amico quarantenne che aveva ospitato l’ex campionessa nel suo alloggio di Muggia: è stato lui a passare la cocaina alla trentanovenne la sera prima del dramma. Una serata di sballo e disperazione: Marianna versava da anni in una condizione di fragilità psicologica. Vidmar lo ha ammesso negli interrogatori: «Le ho dato io la coca». Circostanza questa che, oltre allo spaccio, gli è costata anche un’incriminazione per «morte o lesioni come conseguenza di altro delitto». In altri termini, la cessione della sostanza potrebbe aver determinato il decesso della donna. Omicidio colposo, di fatto.
Il pm Lucia Baldovin, il magistrato che ha indagato sulla vicenda, ha chiesto però l’archiviazione su questa ipotesi di reato, visto che l’autopsia parla del “cocktail” di sostanze come causa della morte. E non della sola cocaina, che peraltro l’ex campionessa – da quanto risulta – era abituata ad assumere. Ma il caso è tutt’altro che chiuso visto che gli avvocati dello Studio legale Alunni Barbarossa, che difendono la famiglia Pepe, hanno presentato opposizione all’archiviazione domandando un’integrazione alla perizia. L’intenzione è capire se Marianna sarebbe morta comunque anche in assenza della cocaina
Gli investigatori, intanto, sono risaliti al pusher che aveva fornito la droga a Vidmar: un quarantenne triestino, pure lui indagato per spaccio.
La tragedia
Il corpo senza vita dell’ex campionessa è stato rinvenuto a Muggia nell’alloggio di Vidmar, il quarantenne con cui Marianna aveva trascorso la serata. Era circa l’una di pomeriggio di giovedì 8 novembre. La trentanovenne, secondo l’autopsia, è deceduta attorno alle due delle notte precedente. Era stesa su una poltrona.
Marianna era in quell’appartamento perché scappava dall’ex compagno, un uomo con precedenti per aggressioni. Si chiama Demis Corda, 42 anni. Nell’abitazione, assieme a Vidmar e alla donna, c’era il figlio di cinque anni dell’ex campionessa, ora affidato a una comunità.
Il mix di sostanze
Il giorno prima della tragedia, Vidmar e Pepe avevano passato il pomeriggio e la serata assieme. Poi Marianna si era fermata a dormire dall’amico, proprio per evitare di stare con l’ex. La donna era psicologicamente provata. «Sì, avevamo bevuto – aveva raccontato Vidmar all’indomani del decesso – lei poi mi aveva chiesto qualcosa di forte. Le ho dato Diazepam, ha buttato giù tre quarti di boccetta. In casa sono pieno di psicofarmaci...». Sarà lui ad accorgersi, al risveglio, che la donna non respirava più e a chiamare l’ambulanza. Marianna però aveva ingerito pure cocaina, fornita proprio da Vidmar. Che, a sua volta, l’aveva ricevuta da un quarantenne triestino, ormai identificato dagli investigatori e sotto inchiesta.
Il decesso
A provocare la morte dell’ex campionessa, un’insufficienza cardiorespiratoria da edema polmonare acuto. Nei test tossicologici sul cadavere, il medico Costantinides ha rintracciato la presenza della “cocaetilene”: una sostanza tossica che si forma quando cocaina e alcol vengono assunti contemporaneamente. Nell’alloggio di Muggia gli inquirenti avevano inoltre rinvenuto molti alcolici; il che farebbe presupporre che i due, Vidmar e Pepe, quella sera non fossero soli. —
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