Un esercito alla ricerca della svolta «Anche a costo di guadagnare meno»

Commercianti, impiegati, studenti, commessi, operai, insegnanti, neolaureati o neodiplomati, il popolo degli aspiranti al concorsone è ampio e variegato. Si sono presentati ieri con diversi stati d’animo: c’è chi ha studiato con attenzione nelle scorse settimane, tra libri, appunti e approfondimenti online, chi ha cercato di leggere qualche foglio nel tempo libero e chi ancora ha deciso di provare nonostante non si sia preparato. Quasi tutti hanno già un lavoro, ma precario, a scadenza, mal retribuito o a rischio, oltre a tanti disoccupati, di tutte le età. Molti si conoscono, sono arrivati a gruppetti, con amici o colleghi al Pala Rubini, altri si incontrano per caso sul posto, e fioccano le esclamazioni: «Anche tu qui!».
Fuori dal palasport si confrontano le rispettive situazioni, tanti hanno contratti che si rinnovano, senza una possibilità di stabilizzazione, ormai da anni, alcuni temono per il proseguimento, alla luce di situazioni di difficoltà di aziende pubbliche o private, altri sono semplicemente stufi di un ambiente che non li soddisfa. Tanti anche i giovani che stanno affrontando periodi di stage o contratti di apprendistato, come Federica Folino, 23 anni. «Sono impiegata in uno studio di commercialista – dice –, provo il test senza grandi aspettative, visto l’elevato numero di partecipanti, ho studiato, ma nei ritagli di tempo, compatibilmente con il lavoro». Situazione simile anche per la ventiduenne Giulia Cavalich. «Anch’io sono in un ufficio come apprendista – spiega – e ho cercato di leggere un po’ nei giorni scorsi, si spera nella svolta e in primis di passare alla fase successiva».
Tra le persone in attesa di entrare alcune hanno sostenuto anche la prova dei giorni scorsi, aperta in quel caso ai laureati. E tra di loro molte sono già impegnate in enti pubblici, ma senza un posto fisso. «Ho fatto pure l’esame di martedì – racconta Erica Ferrin –, c’erano domande molto specifiche, ho scritto tutto senza grandi problemi, ma a una decina di quesiti non sapevo rispondere, quindi ho preferito concentrarmi sugli argomenti per i quali mi sentivo preparata. Lavoro in Regione – aggiunge – ma non ho un contratto stabile e come tutti sono qui con il sogno del posto a tempo indeterminato».
Tra gli aspiranti dipendenti anche chi già opera in Municipio, ma attraverso appalti esterni o cooperative, come Andrea Giurgiovich, pronto a tentare il concorso insieme alla moglie Roberta Cividin. «Sono un tecnico informativo, con un contratto che si rinnova ogni quattro anni, in una cooperativa legata al Comune – spiega Andrea –. Dal primo giugno è previsto un cambiamento e il lavoro diventa a somministrazione. Ho deciso di provare comunque il test anche se la paga sarebbe inferiore a quella attuale. Guadagnerei meno, ma avrei la sicurezza di un’occupazione continua, indispensabile quando c’è una famiglia alle spalle». «Al momento sono disoccupata – dice la moglie Roberta –, anch’io vedo la prospettiva di un impegno indispensabile per la famiglia. Gli orari sarebbero ideali, e compatibili con la gestione di casa e figli».
Molti poi hanno impieghi di mezza giornata o con partita Iva, speranzosi in un cambio di rotta. «Sono visual merchandising – commenta Alessia Ferrigno – con un part time, ma vorrei maggior certezza per il futuro e il sogno di farcela c’è, anche se ci scontriamo con i numeri più che con le materie sottoposte. Siamo davvero tanti e la competizione è elevata. Ho comunque studiato, sono un po’ tesa, come normale, staremo a vedere». Accanto a lei alcune commesse, pure loro part time.
Lunga la schiera di persone che invece preferiscono non esporsi troppo, per paura che il datore di lavoro attuale non digerisca la giornata di ferie presa per tentare il salto in una nuova avventura. «Da anni ho continui contratti con rinnovo – spiega una trentenne –, è difficile pianificare tanti aspetti della vita senza nulla di sicuro. C’è la difficoltà di avere un mutuo o la semplice paura di restare incinta, vorrei riuscire a programmare con più tranquillità i prossimi anni».
Tra chi ha affrontato il concorso anche nei giorni scorsi, spunta qualche lamentela. «Sono mal organizzati – commenta una ragazza –, troppo tempo prima di cominciare, lungaggini infinite e anche logisticamente non è stato il massimo, pochi bagni disponibili a fronte di centinaia di persone presenti. Mi aspettavo una gestione decisamente migliore».
In coda per varcare la soglia del palasport anche imprenditori o chi è titolare di società e aziende che non se la passano bene. Non mancano poi storie che coinvolgono anche persone con impieghi a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione. «Sono assunta stabilmente in un ente statale – racconta una donna con tre figli –, si parla tanto di favorire e aiutare le mamme con bambini, invece spesso accade proprio il contrario. Veniamo penalizzate, e tanto. Sono qui per rivalsa, per un desiderio di giustizia. Mi hanno messo i bastoni tra le ruote per anni, portandomi allo sfinimento, se riuscissi a entrare in Comune potrei prendermi una bella rivincita».
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