Un farmacista di Villesse salva vite in Madagascar

Michele Sari coordina l’ospedale Vezo di Andavadoka con cinque equipe mediche Ai compaesani ha raccontato la sua esperienza: «In tanti mi sono sempre vicini» 



. Un’esperienza che segna e cambia la vita. È quella del giovane villessino Michele Sari, che dopo la laurea in Farmacia si è recato in Madagascar e ha intrapreso il lavoro sanitario e umanitario presso l’ospedale Vezo di Andavadoka. Nel suo primo soggiorno, nel 2015, ha svolto la sua attività per qualche mese, mentre dal 2017 vi opera in modo permanente.

A due anni dal suo trasferimento nell’isola, Michele ha raccontato la sua esperienza umana e lavorativa in un incontro pubblico, organizzato a Villesse dall’amministrazione comunale. Michele è stato salutato dalla comunità e dal vice sindaco Flavia Viola, ed era accompagnato da Joelson Jean Baptiste Tahindrazany, uno studente di infermieristica nativo di Andavadoka, che attualmente svolge un tirocinio universitario presso l’ospedale di Monfalcone. «Andavadoka – ha evidenziato il Sari – è un piccolo villaggio di circa 3 mila persone che si trova nella regione di Taliora nel Madagascar, isola al largo della costa meridionale dell’Africa, grande due volte l’Italia. Il villaggio è cresciuto molto da quando è stato realizzato nel 2008 l’ospedale di Vezo, perché la vita in questa zona non è facile. La popolazione è dedita soprattutto alla pesca, ma la mancanza di strade di comunicazione e dell’elettricità rende tutto più difficile».

Michele Sari ha cominciato questa sua esperienza collaborando con la onlus Amici di Ampasilava–Madagascar di Bologna, ed è diventato coordinatore ospedaliero e farmaceutico dell’ospedale di Vezo. «Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo loro ospiti in quella che è la loro terra – ha sottolineato Michele – e l’ospedale di Andavadoka è stato fortemente voluto dalla popolazione malgascia: oggi un punto di riferimento anche per gli abitanti dei villaggi circostanti che possono essere assistiti gratuitamente. Presso l’ospedale si alternano 5 equipe mediche italiane: il carico di lavoro è abbondante, con 90-120 visite giornaliere. Due sono le patologie più presenti: l’ipertensione dovuta all’acqua salata e la parassitosi che si sta cercando di debellare grazie ad un ospedale sempre più strutturato con la sala operatoria, la radiologia, la sala parto, gli ambulatori e la nuova farmacia. Un aspetto fondamentale per il territorio in questi anni è stata la possibilità, con la realizzazione di un acquedotto, di approvvigionarsi di acqua potabile».

Questa esperienza umana e professionale sta regalando a Michele tante soddisfazioni. «Cerchiamo di salvare più vite possibili – dice –, mettendocela tutta. Come è successo per un parto gemellare molto complicato che necessitava del taglio cesareo. Tutto è andato per il meglio e la madre e i due bambini sono in buona salute. Anche a Andavakova succedono i miracoli. In questa mia esperienza non sono solo perché da Villesse mi arrivano ogni giorno messaggi di saluto e di vicinanza».

I progetti sanitari futuri dell’ospedale di Vezo riguardano l’attività di formazione del personale medico e infermieristico. In quest’ottica Joelson Jean Baptiste Tahindrazany si sta specializzando come infermiere all’ospedale di Monfalcone, con l’obiettivo di tornare nella “sua” Andavadoka per aiutare la gente del suo paese. «Il mio desiderio – dice Joelson– è quello di diventare infermiere e aiutare la mia popolazione. È un bel lavoro aiutare il prossimo e ringrazio tutti per l’opportunità che mi è stata data di studiare in Italia» . –



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