Un musicista del Verdi il vespista morto

Alessandro Merluzzi, ex studente del Tartini e del liceo Petrarca, era da molti anni uno dei violinisti dell’orchestra
Di Paola Bolis

Si chiamava Alessandro Merluzzi, aveva 51 anni e suonava tra i violini secondi dell’orchestra del Teatro Verdi. È lui la vittima dello spaventoso incidente accaduto l’altra sera nella galleria Sandrinelli, quando - mentre sorpassava un altro veicolo - è stato improvvisamente sbalzato dalla sella della sua Vespa azzurra e ha compiuto un volo di dieci metri terminato contro un autobus che sopraggiungeva. Un impatto che non gli ha lasciato scampo e che ha costretto i sanitari del 118 ad arrendersi dopo avere combattuto a lungo per ridargli una speranza lì, sull’asfalto del tunnel.

Ieri mattina, dopo essersi accertato con il questore che il nome della vittima era proprio quello, il sovrintendente del Verdi Claudio Orazi si è diretto nella sala del Ridotto dove una parte dei professori d’orchestra era riunita per una sessione di prove in vista del concerto di sabato. E non ha potuto che confermare le voci che già si rincorrevano. La prova è stata sospesa e rinviata di alcune ore: troppo pesante la notizia per i musicisti, in buona parte da tanti anni colleghi di Merluzzi, qualcuno amico fin dai tempi del conservatorio.

Alessandro Merluzzi infatti aveva studiato al Tartini. Ci aveva frequentato le scuole medie. Poi, studente anche del liceo classico Petrarca, ancora tanti anni di formazione sotto la guida principale di Bruno Polli, egregio strumentista e rinomato didatta. «Ebbi Alessandro come allievo nel suo ultimo anno prima del diploma, andato in pensione Polli che era stato anche il mio maestro», ricorda Paolo Rodda, anche dirigente del Verdi. E così proprio con Rodda Merluzzi condivise l’emozione e le paure di un onore grande che toccava agli allievi migliori: «L’allora direttore del Tartini Francesco Valdambrini individuò per quell’anno Alessandro come migliore studente di strumento ad arco al quale fare eseguire al Verdi il Concerto per violino di Caikovskij sotto la guida di Julian Kovatchev».

Dopo il diploma, per Merluzzi sono arrivate nel 1986 le prime collaborazioni con il Verdi, dove è diventato professore stabile d’orchestra alcuni anni dopo. Unanimi i giudizi dei colleghi: da Paolo Blazina a Claudio Pribetti (amici fin dai tempi del Tartini), da Daniela Astolfi a Alessandro Pinzani e Stefano Sommati, tutti lo descrivono come «una persona discreta e mite, sensibile ed estremamente buona» anche se riservata. E un collega affidabile. Non aveva moglie né figli, solo la madre anziana ricoverata in una casa di cura. Oltre alla musica e alla cultura in generale, le piccole passioni di ogni giorno: dal tifo per la Juventus a qualche partitella a tennis, fino ai viaggi. Ad Alessandro Merluzzi viaggiare piaceva. E per questo, ricordano i colleghi parlando di quei giorni trascorsi sempre fianco a fianco, tra le esibizioni e la scoperta di luoghi nuovi, la recente tournée del teatro Verdi in Oman alla quale aveva partecipato gli aveva regalato grande gioia. Così come aveva aderito con entusiasmo, raccontano due sue ex compagne del Petrarca, Laura Famulari e Cristina Serra, alla festa per i cent’anni del liceo e a una recente cena organizzata fra ex studenti di quella terza B. «In quell’occasione - racconta Famulari - mi aveva chiesto un passaggio perché il ristorante era fuori città e non voleva tornare a casa in Vespa dopo la cena». «Quando ho sentito la notizia - dice Stefano Sommati - mi è sembrato incredibile, Alessandro usava la Vespa da decenni ed era un tipo prudente. Ho provato a chiamarlo sul cellulare. Non mi ha risposto».

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