Una città che vive di musica Fucina di talenti inespressi

MONFALCONE E se invece che la città dei cantieri, Monfalcone fosse la città dei musicisti? Più di qualcuno perora questa causa. Non solo perché questa terra ha dato i natali a Gino Paoli, o perché è qui che è cresciuta artisticamente Elisa. Il sottobosco culturale è una fucina di talenti musicali di alto livello cresciuti nei garage attrezzati a mo’di sala prove. Il fatto che non siano riusciti a sfondare non dipende dalla loro bravura ma da un briciolo di sfortuna. Conta parecchio, in campi come questi. Un punto su cui concordano gli artisti che ogni anno si radunano nel locale “Sei come sei” di corso del Popolo per la festa dei musicisti; la quinta edizione risale al 21 novembre scorso. Ad animarla, professionisti monfalconesi accumunati da un’unica grande passione, quella per la musica, naturalmente. Chi di lavoro fa l’architetto, come Francesco Morena, pianista dei Venice, storico gruppo pop che negli anni ’80 riuscì anche a stringere un importante contratto internazionale. «Ma non fummo in grado di sfruttarlo» ammette l’architetto.
La città dei musicisti.
Tecnica e successo non vanno sempre di pari passo. «La fama è un’altra cosa» sentenzia Morena. «E qui siamo in tanti a non averla ottenuta. Ma la sostanza non cambia. Monfalcone rappresenta, dal punto di vista musicale, una realtà anomala nel panorama italiano. Non vorrei sembrare esagerato, ma è davvero alta la concentrazione di musicisti annoverabili fra i top. Se il successo non è arrivato non è per limiti tecnici quanto per barriere mentali, per l’incapacità di affrontare il mercato nella maniera corretta». Morena, il musicista di professione, l’ha fatto per un bel po’. «Nel frattempo studiavo Architettura e poco a poco mi sono laureato. Per un periodo sono rimasto in bilico, poi ho optato per fare l’architetto». Definitivamente, o quasi, visto che tuttora scrive testi per alcuni produttori inglesi. «Di fatto sto ancora continuando la mia attività di compositore pop».
I Prognosi Riservata.
Fra coloro che animano la festa annuale dei musicisti, anche un medico in pensione, Walter Scaramella: già primario della Rsa Ospice di Monfalcone, è lo storico frontman dei Prognosi Riservata. Nomen omen. Il gruppo di blues e funk raduna operatori che lavorano tutti nell’ambito sanitario. Lo zoccolo duro è formato da un medico, un infermiere del 118, un informatico scientifico e un operatore della sicurezza impiegato al San Polo. E quando è la musica a fare da collante, come in questo caso, non è escluso, finito il turno all’ospedale, che si vada a casa del compagno di band per dargli un consiglio medico all’occorrenza.
I Prognosi Riservata nascono all’inizio degli anni Novanta e, nonostante il ricambio naturale avvenuto negli anni, mantengono sempre l’identità “sanitaria” che li contraddistingue. Il lucro per loro non è mai stato un fine, al massimo può essere servito per affittare una sala prove. Esibirsi per beneficenza è la loro massima aspirazione. Anche in questo frangente, la salute viene prima di tutto. Non si contanto i concerti fatti a favore delle associazioni attive in campo sanitario, per i malati di Alzheimer, di tumore, o per i bambini del Burlo. Il tutto esaurito per loro è quasi un dettaglio, risultato di routine ottenuto anche sui palchi più prestigiosi della zona, i teatri di Monfalcone, Gradisca e Gorizia. Oggi conta la bellezza di 11 elementi a organico completo «con i pregi e i difetti che questo comporta: si può litigare, e a volte non ci stiamo tutti sul palco» scherza Scaramella.
La festa dei musicisti.
Attenti a quei tre. Sono Remigio Simeone, voce e chitarra, musicista di professione: suona nei locali, alle feste private, nei piano bar e nei privé di qualche discoteca. C’è Maurizio Cuzzi, l’infermiere del 118 che suona il basso nei “Prognosi”. E c’è il padrone di casa, Rudi Smaniotto dell’ex Centrale (oggi Brocante). Da tempo gestisce il Sei Come sei di corso del Popolo. «L’idea di creare una festa della musica annuale a Monfalcone è nata da noi tre proprio in questo locale» racconta Rudi. «A Monfalcone suonare è come giocare a pallone, una festa era d’obbligo» continua Cuzzi. «Solo per il gusto di stare insieme a suon di musica. E di creare qualcosa di nuovo» aggiunge Remigio.
Un evento fortunato fin dalla prima edizione: «Ci troviamo di solito a novembre, periodo in cui Rudi, che mette a disposizione il locale con cibo e bevande, non è già troppo impegnato per le Feste. Partecipano un po’ tutti gli appassionati del mandamento, dalle vecchie glorie alle giovani leve. Ma non siamo ogni anno gli stessi. Il risultato è una totale improvvisazione. Chi si porta il sax, chi la chitarra; ogni anno salta fuori una serata diversa». –
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