Una ristrutturazione di “poca grazia” per la casa di Susmel

PUNTI DI VISTA
Ai primi del Novecento, Gorizia si avviava a diventare prospera città: l’arrivo della ferrovia aveva dato grande impulso alle attività economiche ed industriali e la popolazione passa dai 13mila abitanti del 1857 a quasi 31mila del 1910: un incremento che si ripercuote sull’edilizia civile, con numerose ville e villini che graziosamente sorgono nei luoghi ameni della città.
Tra gli esempi più significativi, il villino per Viktor Bežek (1860-1919), pedagogo, insegnante ed editore, che si firmava ”imperial regio professore”. Originario di Postumia, dopo la laurea a Graz nel 1866 diventa professore di latino e greco e di filologia classica e slavistica. A Gorizia dal 1886 quale insegnante al ginnasio sloveno, alternava l’attività con Lubiana e la funzione di preside a Capodistria. Nel 1915, quando il fronte di guerra piomba sulla città, come tanti goriziani si rifugia coi suoi studenti a Lubiana. Rientrato con la pace, dopo che le nuove autorità italiane che avevano abolito l’insegnamento sloveno, torna a Lubiana dove muore suicida il 19 dicembre del 1919, preda di uno dei suoi cicli depressivi.
Inoltrata la richiesta in lingua slovena il 17 settembre 1902, il Magistrato civico rispondeva a Vittorio Bežek, i.r.professore, che «Le si respinge la sua istanza … concepita in lingua diversa di quella D’ufficio e dippiù non comprensibile. Le rimane riservato di ripresentare l’istanza concepita in lingua italiana» onde Bežek allegava in giornata una traduzione in lingua italiana, firmando Vittorio invece di Viktor.
Colpiscono oggi i tempi rapidi della vicenda, usuali nella Gorizia di quell’epoca. Verbalizzata il 29 settembre l’esibizione del progetto ai vicini, l’autorizzazione è rilasciata il 3 ottobre, mentre l’istanza di variante (in sloveno) è accolta in giornata il 5 novembre.
Conclusi i lavori in primavera, la richiesta di abitabilità (in italiano) del 20 marzo 1903 viene evasa dopo un sopralluogo solo il 27 aprile, ancorché Bežek avesse evidenziato che «col 1° aprile p.v. deve incondizionatamente sloggiare dal quartiere, del quale gli fu datata giudiziale disdetta e quel dì stesso perciò deve occupare la casa suddetta».
Il bell’edificio di via Brigata Pavia 42, progettato da Giacomo Susmel, impresario, ha visto una recente ristrutturazione di poca grazia: scomparsa l’antenna dalla torretta e il camino di tradizionale divenuto macchietta vernacolare, l’innalzamento del tetto e la terrazza su strada dove nessuno mai siederà su una sdraia, hanno alterato le proporzioni del villino, svilito nelle sue decorazioni architettoniche per la scelta del colore plumbeo dalla triste illuminazione notturna, troppo unificante rispetto i precedenti toni solari. —
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