Uno scampanio nella notte di Ognissanti
Da San Pier d’Isonzo a Fogliano il gruppo bisiaco da 300 anni mantiene un’antica tradizione

Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura
SAN PIER D’ISONZO. È da oltre 300 anni che le campane di Fogliano e di San Pier d’Isonzo vengono suonate nella sera di Ognissanti. Una tradizione mantenuta viva dai Campanari Bisiachi e che si fonda su un vecchio detto popolare. Secondo la leggenda, quando le campane suonano, le anime dei morti si risvegliano e dal cimitero fanno una processione lungo le vie della città. La persona morta per ultima guida la folla di spiriti con una croce in mano. Gli abitanti, in questa notte singolare, mettevano fuori dalle case dei lumini, per indicare ai morti la via da percorrere, e dei pezzi di pane, per saziarli e non farli arrabbiare. Fino agli anni Cinquanta le campane suonavano addirittura quasi tre ore e, oltre a risvegliare i morti, avevano la funzione di richiamare i fedeli alla preghiera. La suonata invece che hanno proposto ieri i Campanari Bisiachi, con l’aiuto del maestro Emanuele, è durata mezz’ora: la campana più grande ha dato il via, suonando da sola per cinque minuti, dopodiché si sono aggiunte le due campane più piccole. Successivamente è stata fatta una pausa di qualche minuto, per poi riprendere lo stesso motivo musicale altre due volte. I Campanari Bisiachi suonano nella sera di Ognissanti da quattro anni sul campanile di San Pier d’Isonzo, dove si trova la campana più grande di tutta la Bisiacaria che pesa ben 1750 kg. Il gruppo campanaro da quest’anno ha ripreso a suonare anche a Fogliano, con l’intento di riportare in superficie una vecchia tradizione che è scomparsa negli ultimi anni, ma che veniva ancora ricordata dalle persone più anziane. I Campanari Bisiachi sono attivi dal 2012 sul territorio di San Pier d’Isonzo, Fogliano, Pieris, Monfalcone e Ronchi dei Legionari. La squadra è composta da Fabiano Guanin con il figlio Samuele di nove anni, Ivan e il padre Roberto di Fogliano, e l’amico Dimitri. Alfieri Guanin era l’ultimo degli anziani di San Pier d’Isonzo a ricordarsi la suonata delle campane nella sera di Ognissanti e ha cercato, assieme al nipote Fabiano, di mantenere viva la tradizione. «Mio zio mi ha portato sul campanile per la prima volta a tredici anni – racconta Fabiano – e ha provato a farmi suonare le campane. Negli anni mi sono appassionato a questa attività e ora cerco di portarla avanti assieme a mio figlio e ai Campanari Bisiachi». Dopo la morte dello zio nel 2008, Fabiano era rimasto l’unico campanaro del suo paese, ma nel 2011 ha incontrato in una sagra a Casarsa Ivan e Roberto, che avevano provato a suonare per gioco quello stesso anno a Fogliano. I tre si sono allora uniti e hanno dato vita all’attuale gruppo di Campanari Bisiachi, a cui si sono aggiunti successivamente il figlio di Fabiano e l’amico Dimitri. «Cerchiamo di mantenere viva la tradizione campanaria plurisecolare bisiaca – spiega Ivan – con uno sguardo anche alle generazioni future». L’intento del gruppo è dunque quello di cercare di tramandare il più possibile la loro arte ai giovani. Dal 2012 infatti i campanari fanno anche scuola ai cittadini piccoli e grandi che vogliono imparare a suonare le campane. Nel 2018 il corso verrà fatto dal gruppo bisiaco nelle ultime due settimane di febbraio e le prime due di marzo a San Pier d’Isonzo.
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