Vecchie caserme, 19 ettari di aree in totale abbandono

Ricerca di Legambiente che lancia un appello alle istituzioni: «Indispensabile ragionare sul futuro della “Del Fante” e della “Pecorari” di Lucinico»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 19:02:2016 Caserma Lucinico © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 19:02:2016 Caserma Lucinico © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Recuperare i vecchi siti militari. Iniziare un ragionamento per strappare al degrado le tante caserme dismesse sul territorio, in molti casi imobottite di amianto e in cui padrona indiscussa è la vegetazione selvaggia.

L’appello viene formulato da Legambiente che vuole riaprire un dibattito serio e propositivo in particolare sulle caserme abbandonate Del Fante di via Duca d’Aosta e Pecorari di Lucinico, rispettivamente 13 ettari di superficie e 5,6 di totale abbandono. «È quanto mai necessario pensare al futuro di questi spazi, ipotizzando al come riassorbirli nel tessuto urbano e a che strumenti finanziari utilizzare», rammenta Legambiente. Che aggiunge: «Oggi la dissoluzione della grande infrastruttura militare, pensata come una porosa trincea nei confronti del comunismo dilagato oltre confine, pone molti interrogativi sul significato e sui tempi del riuso di ampie aree che, per qualche decina di anni, erano state rese funzionali alla difesa dei confini. I siti dismessi sono centinaia e almeno duecento sono già stati venduti o trasferiti dal Ministero della difesa ad altri enti». Il caso dell’ex Amadio di Cormòns è sotto gli occhi di tutto: un enorme sito militare che si sta graduamente trasformando in un parco urbano nel cuore della cittadina collinare. Un esempio da seguire, certo, ma non sempre il ministero della Difesa è pronto e reattivo ad alienare o cedere gratuitamente tali strutture agli enti locali.

Su questi temi hanno discusso Moreno Baccichet e Luca Cadez nell’incontro “Fortezza Fvg. Problematiche della dismissione delle aree militari e misura del fenomeno”, svoltosi nella sala espositiva della Fondazione Carigo con la collaborazione di Legambiente Gorizia. Durante la narrazione di sicuro impatto emotivo l’accenno ai “forni” per le mine atomiche che avrebbero consentito di fare tabula rasa di vaste superfici lungo il confine, al fine di annientare le colonne corazzate nemiche. Uno scenario apocalittico che, per fortuna, non si è mai concretizzato ma che ha lasciato comunque segni tangibili sul territorio. «Si stima che nella nostra regione - spiega Cadez - ci siano almeno 100 chilometri quadrati di installazioni militari, molte delle quali nella nostra provincia e che il demanio militare sta via via decomissionando lasciando però forti interrogativi su come riutilizzarle. E le superfici delle sole caserme della nostra regione potrebbero soddisfare la domanda abitativa dei prossimi 20 anni, senza quindi utilizzare un solo metro quadrato di superficie agricola, e impedendo nuovo consumo di suolo».

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