Verdi out per «troppi impegni» Udine produce l’opera in casa
La “secessione” lirica tra Trieste e Udine si è consumata in silenzio a fine giugno. Non è ancora un divorzio vero e proprio, ma il preludio di una possinile separazione che arriva dopo un rapporto ventennale tra Teatro Nuovo Giovanni da Udine e Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un segnale c’era stato alla presentazione delle stagione friulana 2019- 2020 con la stravagante presenza a Udine il 24 gennaio di un “Rigoletto” proveniente da Modena, mentre il Verdi di Pordenone ospitava a ottobre una “Carmen” targata Trieste.
La conferma della separazione arriva ora con la produzione in proprio (la prima dalla nascita del teatro se si esclude “Il re pastore” di Mozart una decina di anni fa) di un’opera lirica da parte del Giovanni da Udine. Il titolo scelto è uno dei capolavori del teatro musicale, “Le Nozze di Figaro” di Mozart, mai rappresentate nel capoluogo friulano, che il 19 maggio vedranno protagonisti l’orchestra di Padova e del Veneto e il coro San Marco di Pordenone.
Sul podio salirà Marco Feruglio, sovrintendente e direttore artistico del teatro udinese. «Nei suoi 20 anni di storia il nostro teatro ha quasi sempre proposto produzioni liriche del Verdi di Trieste. Ciò non è stato possibile anche per questa stagione per impegni internazionali e di ordine aziendale della Fondazione triestina» ha spiegato Giovanni Nistri, presidente del Giovanni da Udine. Che fare allora? “Fassin di bessoi”: “Facciamo da soli”, come si usa da quelle parti. Nasce così l’opera lirica made in Friuli. E non saranno “nozze” con i fichi secchi. Per la prima opera di Mozart su libretto di Da Ponte il Giovanni da Udine ha stanziato un budget pari a quello previsto per l’ospitalità di un’opera lirica schierando un pool di sponsor che va dalla Danieli alla Fondazione Friuli. «Nessuno scontro», si è affrettato a sottolineare il sovrintendente triestino, Stefano Pace: «La collaborazione tra i due teatri è storica, sebbene per questa stagione non sia stato possibile, per impegni internazionali e di calendari, attuarla».
In Fvg la “circuitazione della lirica” è regolata per legge e opportunamente sovvenzionata dalla Regione. Ed è stato a un tavolo di coordinamento, convocato il 28 giugno dall’assessore alla Cultura Tiziana Gibelli, che si è avviata la pratica di separazione consensuale con Udine lasciando aperto solo il rapporto con Pordenone. Che rischia di rivelarsi un autogol per Trieste. «Per la stagione 2019- 2020 non è stato possibile conciliare le rispettive esigenze», si legge nell’accordo: «Così il Giovanni da Udine dovrà necessariamente ricercare produzioni liriche da soggetti diversi». E così è stato per il “Rigoletto” in arrivo a gennaio dal Pavarotti di Modena. Ma nessuno aveva pensato all’ipotesi che Udine si sarebbe messa all’opera da sola. Se la cosa funziona, l’esperimento si potrebbe ripetere nel 2020-2021 alla faccia della “virtuosa collaborazione” evocata dal Verdi Trieste.
Nel 2017 il Giovanni da Udine aveva cancellato dal cartellone la “Tosca” di Puccini per i costi lievitati del Verdi di Trieste (passati da 90 mila e 134 mila euro). La crisi rientrò grazie a una mediazione della Regione. La cosa divertente sarebbe vedere al Verdi di Trieste le “Nozze di figaro” prodotte da Udine. Uno scambio lirico alla pari. —
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